venerdì 8 novembre 2024

Recensione: La bambina che non c'era



  La bambina che non c'era

 di Siba Shakib

 Editore: Libreria Pienogiorno
 Prezzo: € 18,90
 Pagine: 304
 Titolo originale: 
Samira and Samir
 Traduzione: Claudia Leonetti/Grandi &Associati

 Non c’è un giorno in quei nove mesi e poi nelle lunghe ore del travaglio che Daria non abbia pregato perché nascesse un maschio. Che non abbia tremato per le conseguenze in caso contrario. Suo marito, il giovane e valoroso comandante, non avrebbe potuto sopportare l’affronto di una femmina. Solo al primogenito maschio il comandante può trasmettere tutto ciò che ha imparato dal padre e dai suoi avi. Solo un primogenito maschio può garantire al giovane comandante il rispetto dei suoi combattenti e della sua tribù, sui monti dell’Hindu Kush, in Afghanistan. Daria sa bene cosa può fare il villaggio se mette al mondo una bambina. 
Una femmina vale meno di una pecora, meno di niente. Potrebbe anche non esistere. Così Samira, che nasce nonostante tutte le preghiere, non vivrà un solo giorno da bambina. In segreto il comandante decide che la crescerà come un maschio e che il suo nome è Samir. E che, quando sarà il momento, prenderà il suo posto. Samir impara a cacciare, ad andare a cavallo, a sparare e a combattere e gode di una libertà che alle donne è sconosciuta. Molte domande e turbamenti si agitano in lei, ma si allena a soffocarle. Per tutti è un ragazzo forte e saggio e i suoi soldati non hanno dubbi: se mai il comandante morisse in battaglia, dovrà essere lui la nuova guida. Un turbine di sentimenti, conflitti interiori e sociali sullo sfondo di un Paese senza pace. 
 La storia di una bambina coraggiosa in lotta per riappropriarsi della propria vita e del proprio destino.  




La bellissima Daria, moglie del comandante dell'Hindu Kush, ha finalmente dato alla luce il futuro della sua stirpe. 
Purtroppo, però, è "solo" una femmina. 
Questo potrebbe far perdere tutto il potere al padre, poiché una donna non può comandare, andare in guerra o partecipare al Buzkashi, il gioco con cui i guerrieri si preparano alla battaglia con il nemico. Inoltre, questo rende la madre estremamente insicura, dato che: «Perché una donna che non partorisce un maschio per il marito», le avevano risposto, «non è una donna. Perché suo marito non può più usarla come donna.» 
C'è solo una soluzione: Samira sarà Samir in pubblico. 
La bambina viene infatti cresciuta in tutto e per tutto come un maschio, accede ovunque, lotta, uccide. Solo la madre a volte si riferisce a lei al femminile, e soltanto tra le mura di casa. Inizialmente pensavo fosse soltanto un trucco utilizzato dalla famiglia per evitare la vergogna, ma scopriamo invece che questa pratica, "basha posh", è comune in Afghanistan, dove alcune bambine vengono cresciute come maschi fino all'età di otto anni. 
Questo, ovviamente, succedeva fino al ritorno del regime talebano, che ha sradicato ogni giustizia. Samira ha una forza e una tecnica incredibili, ma allo stesso tempo è capace di una sensibilità innata verso gli altri e anche verso gli animali che uccide. 
Dentro di lei ribolle la continua lotta tra uomo e donna; la donna, però, non ha alcun diritto nella sua società, non può fare altro che occuparsi del marito e figliare. 
Samira vive una continua lotta interiore tra l’essere e il voler essere, tra il voler compiacere il padre e il desiderio di essere se stessa. Il realismo magico è tangibile in ogni pagina. Samira sembra guidata da una forza interiore che la lega alla natura e alle emozioni del mondo. 
Mi sono emozionata molto quando Samira scopre il mondo al di fuori del quadratino che aveva visto sotto il potere del padre, la conoscenza e il potere che derivano dalla lettura e dalle informazioni. Un'ulteriore prova del viaggio interiore di Samira e della sua voglia di emergere. Il romanzo è bellissimo, un tantino lento, ma va gustato più che buttato giù tutto d’un colpo. 
Gli argomenti sono molto profondi: la condizione femminile, il coraggio di seguire il proprio cuore anziché la struttura sociale che ci circonda, e molto altro. 
Un romanzo struggente, ma davvero fondamentale, soprattutto in un paese come l’Afghanistan e nel suo governo attuale.

Durata totale della lettura: Sei giorni
Bevanda consigliata: Succo di pompelmo
Formato consigliato: Cartaceo
Età di lettura consigliata: dai 15 anni
Consigliato a chi ha apprezzato: La ladra di parole di Abi Daré





"Viviamo in un Paese dove nemmeno gli uomini sono liberi. 
 Se lo fossero, non avrebbero bisogno di prendersi la libertà delle donne. 
 Chi è libero non ha bisogno di negare la libertà ad altri""




Si ringrazia la casa editrice per la copia omaggio

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