Le figlie di Shandong di Eve J. chung Editore: Corbaccio Prezzo cartaceo: € 19,60 Prezzo ebook: €9,99 Pagine: 396 Tre generazioni di donne cinesi, una famiglia in fuga dal regime. Un'esordio epico «Spalancate le porte del vostro cuore alle coraggiose e combattive protagoniste del bellissimo romanzo di Eve Chung: sono eroine immortali.» People Le femmine sono la maledizione della famiglia Ang… Nel 1948 la guerra civile infuria in Cina, ma nella regione rurale dello Shandong la ricca famiglia Ang sembra più preoccupata dell’assenza di un erede maschio. Hai è la maggiore di quattro figlie e trascorre il suo tempo badando alle sorelline. La seconda, di un anno più giovane di Hai, sa come nascondersi per evitare di venire coinvolta nelle faccende domestiche, e la loro madre – vessata dalla famiglia perché «incapace» di dare al marito l’agognato figlio – compie i suoi piccoli atti di ribellione in cucina. Quando l’esercito comunista si avvicina alla loro cittadina, il resto della famiglia si trasferisce nel sud del paese, abbandonando madre e figlie, altrettante bocche inutili da sfamare. Non potendosela prendere con un maschio Ang, i soldati dell’armata rivoluzionaria individuano in Hai la rappresentante della classe di proprietari terrieri da punire per la loro ricchezza. E la ragazza sopravvive a stento alla loro brutalità. Comprendendo che il peggio deve ancora venire, le donne della famiglia decidono di fuggire dalla loro regione. Senza mezzi, senza cibo, senza denaro, ma forti e fiduciose, falsificano i loro permessi di viaggio e si mettono in cammino per raggiungere la famiglia che le ha abbandonate. Dalla campagna alla brulicante città di Qingdao, fino alla colonia britannica di Hong Kong e infine a Taiwan, saranno testimoni dei cambiamenti drastici di un grande Paese e delle difficoltà estreme patite da un popolo preso nella morsa della rivoluzione. Ma con la perdita della loro casa e la nuova vita che devono affrontare, Hai con la madre e le sorelle sperimenteranno anche una nuova libertà, quella di prendere in mano le redini del proprio destino, di sciogliere i lacci imposti al loro genere e di costruire la loro nuova storia. |
Da tempo non leggevo un libro in cui la storia cinese fosse protagonista del racconto e non ricordavo quanto questi romanzi fossero intensi e toccanti.
Eve J. Chung, con questo meraviglioso romanzo, dà la possibilità ai lettori di tornare indietro nel tempo, immedesimandosi nei personaggi, nelle loro emozioni e nelle loro paure.
Nella società in cui viviamo, in cui possiamo avere accesso a qualsiasi cosa ci passi per la mente, è difficile pensare e riuscire a capire cosa voglia dire fuggire da un partito oppressore, da una guerra, senza nemmeno capirne il motivo. Sembra quasi impossibile pensare di dover abbandonare la propria casa da un momento all'altro, senza soldi e senza parte della tua famiglia. Eppure questo è quello che hanno affrontato milioni di persone e questo romanzo non avrebbe potuto esprimerlo meglio, raccontando quello che la famiglia Ang, o meglio le donne della famiglia Ang, hanno dovuto passare.
Attraverso tre grandi capitoli, divisi in piccole sezioni, Li-Hai la figlia maggiore narra il viaggio che lei, sua madre Chiang-Yue, e le sue sorelle Li- Di e Lan, la più piccola della famiglia ancora in fasce, hanno dovuto affrontare, partendo da Zhucheng, nello Shandong, per scappare dal partito comunista che aveva come obiettivo principale l'esproprio delle terre ai grandi proprietari terrieri. Purtroppo per loro gli Ang erano a Zhucheng una delle famiglie più esposte. I contadini detestavano la famiglia Ang, in particolare Nai Nai, suocera di Chiang-Yue e madre di Xiao-Long, una donna crudele ed egoista che non pensava ad altro che al denaro e ad un erede maschio, degno di portare il nome degli Ang e far continuare la discendenza. Nonostante ciò i lavoratori erano estremamente riconoscenti alla signora Ang per la premura nei loro confronti e per tutte le volte che aveva rischiato la sua posizione per cercare di dare loro qualche provvista in più. Decisero così di avvisare la famiglia dell'arrivo del partito nello Shandong, in modo che potessero mettersi in salvo. La realtà dei fatti fu però ben diversa: gli unici a mettersi in salvo furono Nai Nai, Yei Yei, Xiao-Long e i tutti i beni materiali che furono in grado di portarsi dietro. Loro si sarebbero diretti a Qingdao, mentre la signora Ang, dati i suoi ottimi rapporti con i contadini avrebbe potuto difendere la proprietà e le tre figlie sarebbero rimaste con lei.
Eve J. Chung, con questo meraviglioso romanzo, dà la possibilità ai lettori di tornare indietro nel tempo, immedesimandosi nei personaggi, nelle loro emozioni e nelle loro paure.
Nella società in cui viviamo, in cui possiamo avere accesso a qualsiasi cosa ci passi per la mente, è difficile pensare e riuscire a capire cosa voglia dire fuggire da un partito oppressore, da una guerra, senza nemmeno capirne il motivo. Sembra quasi impossibile pensare di dover abbandonare la propria casa da un momento all'altro, senza soldi e senza parte della tua famiglia. Eppure questo è quello che hanno affrontato milioni di persone e questo romanzo non avrebbe potuto esprimerlo meglio, raccontando quello che la famiglia Ang, o meglio le donne della famiglia Ang, hanno dovuto passare.
Attraverso tre grandi capitoli, divisi in piccole sezioni, Li-Hai la figlia maggiore narra il viaggio che lei, sua madre Chiang-Yue, e le sue sorelle Li- Di e Lan, la più piccola della famiglia ancora in fasce, hanno dovuto affrontare, partendo da Zhucheng, nello Shandong, per scappare dal partito comunista che aveva come obiettivo principale l'esproprio delle terre ai grandi proprietari terrieri. Purtroppo per loro gli Ang erano a Zhucheng una delle famiglie più esposte. I contadini detestavano la famiglia Ang, in particolare Nai Nai, suocera di Chiang-Yue e madre di Xiao-Long, una donna crudele ed egoista che non pensava ad altro che al denaro e ad un erede maschio, degno di portare il nome degli Ang e far continuare la discendenza. Nonostante ciò i lavoratori erano estremamente riconoscenti alla signora Ang per la premura nei loro confronti e per tutte le volte che aveva rischiato la sua posizione per cercare di dare loro qualche provvista in più. Decisero così di avvisare la famiglia dell'arrivo del partito nello Shandong, in modo che potessero mettersi in salvo. La realtà dei fatti fu però ben diversa: gli unici a mettersi in salvo furono Nai Nai, Yei Yei, Xiao-Long e i tutti i beni materiali che furono in grado di portarsi dietro. Loro si sarebbero diretti a Qingdao, mentre la signora Ang, dati i suoi ottimi rapporti con i contadini avrebbe potuto difendere la proprietà e le tre figlie sarebbero rimaste con lei.
Né a Nai Nai né a Xiao-Long interessava realmente la fine che avrebbero potuto fare. D'altronde non gli era nemmeno importato che Tre la terza figlia, che non era nemmeno considerata degna di aver un nome vero, morisse di tubercolosi a soli due anni. Tutte loro non erano altro che inutili bocche da sfamare.
Il giorno in cui i comunisti arrivarono per espropriare la proprietà, le Ang furono salvate solo ed esclusivamente dai contadini che si batterono in loro difesa, in quanto oppresse dalla propria famiglia tanto quanto lo fossero i braccianti. Furono ospitate dal signor Zhang, ma non vennero lasciate realmente in pace, in quanto complici di Xiao-Long scappato a Qingdao per salvarsi la pelle. A pagarne le conseguenze più di tutti fu proprio Li-Hai, che, in quanto figlia maggiore e prima erede, venne "punita" per i peccati di suo padre.
Senza cibo né risorse e con un certificato falso, mamma e figlie lasciarono lo Shandong dirette a Qingdao per ritrovare la tranquillità che gli era stata promessa. Purtroppo però l'arrivo a Qingdao non fu idilliaco come avrebbe dovuto e il loro viaggio proseguì, verso Hong Kong prima e a Taiwan poi, alla ricerca di quella famiglia che le aveva abbandonate nelle campagne di Zhucheng.
Oltre all'oppressione e alla guerra ciò che più salta all'occhio in questo romanzo è la bassissima considerazione delle donne dell'epoca. Se una donna non riusciva a mettere al mondo un erede maschio era semplicemente una nullità e la sua vita non valeva nulla. Lo stesso era per le figlie femmine, che erano solo un peso e non portavano alla famiglia nessun tipo di valore aggiunto. Mi ha fortemente toccato il fatto che le donne fossero trattate in questo modo non dagli uomini ma da altre donne, dalle loro nonne, dalle loro suocere. Credo che la scena più impressionante in questo senso sia quella in cui Nai Nai non concede alla piccola Tre la possibilità di essere curata in ospedale semplicemente perché non avrebbero speso soldi per una femmina. Nonostante ci sia ancora tantissimo da per cui lottare, le cose sono cambiate e continuano a cambiare grazie a tutte quelle donne che hanno combattuto per i propri diritti e che in alcuni casi hanno anche perso la vita per difendere un ideale.
Un romanzo toccante ed emozionante, che allude a temi apparentemente lontani ancora estremamente presenti anche nella società odierna. Assolutamente da non perdere.
Il giorno in cui i comunisti arrivarono per espropriare la proprietà, le Ang furono salvate solo ed esclusivamente dai contadini che si batterono in loro difesa, in quanto oppresse dalla propria famiglia tanto quanto lo fossero i braccianti. Furono ospitate dal signor Zhang, ma non vennero lasciate realmente in pace, in quanto complici di Xiao-Long scappato a Qingdao per salvarsi la pelle. A pagarne le conseguenze più di tutti fu proprio Li-Hai, che, in quanto figlia maggiore e prima erede, venne "punita" per i peccati di suo padre.
Senza cibo né risorse e con un certificato falso, mamma e figlie lasciarono lo Shandong dirette a Qingdao per ritrovare la tranquillità che gli era stata promessa. Purtroppo però l'arrivo a Qingdao non fu idilliaco come avrebbe dovuto e il loro viaggio proseguì, verso Hong Kong prima e a Taiwan poi, alla ricerca di quella famiglia che le aveva abbandonate nelle campagne di Zhucheng.
Oltre all'oppressione e alla guerra ciò che più salta all'occhio in questo romanzo è la bassissima considerazione delle donne dell'epoca. Se una donna non riusciva a mettere al mondo un erede maschio era semplicemente una nullità e la sua vita non valeva nulla. Lo stesso era per le figlie femmine, che erano solo un peso e non portavano alla famiglia nessun tipo di valore aggiunto. Mi ha fortemente toccato il fatto che le donne fossero trattate in questo modo non dagli uomini ma da altre donne, dalle loro nonne, dalle loro suocere. Credo che la scena più impressionante in questo senso sia quella in cui Nai Nai non concede alla piccola Tre la possibilità di essere curata in ospedale semplicemente perché non avrebbero speso soldi per una femmina. Nonostante ci sia ancora tantissimo da per cui lottare, le cose sono cambiate e continuano a cambiare grazie a tutte quelle donne che hanno combattuto per i propri diritti e che in alcuni casi hanno anche perso la vita per difendere un ideale.
Un romanzo toccante ed emozionante, che allude a temi apparentemente lontani ancora estremamente presenti anche nella società odierna. Assolutamente da non perdere.
Durata totale della lettura: Cinque giorni
Bevanda consigliata: Tè matcha Formato consigliato: Cartaceo
Età di lettura consigliata: dai 15 anni
«Qualsiasi nodo mi tenesse insieme si era disfatto e rimasi immobile, per strada, sepolta sotto una neve che cadeva solo nella mia mente. Mi avrebbe soffocata. »
Si ringrazia la casa editrice per la copia omaggio