Avete presente Dolly Alderton?
Se è la riposta è no allora avete ben tre bellissimi libri da recuperare e aggiungere alla TBR - Tutto quello che so sull’amore, Sparire quasi del tutto e, l’ultimo appena pubblicato, Avete presente l’amore?
Per tutti gli altri, beh, Dolly è Dolly.
Meravigliosa e arguta penna contemporanea, amica alla quale, anche se non conosci, sai di sentirti connessa perché racconta le tue emozioni e quella di una generazione intera, che ha vissuto l’evoluzione rocambolesca di un mondo che da analogico diventava digitale con tutte le conseguenze del caso. L’amica che speri di trovare nella vita adulta, quella che ti scegli, perché non ti giudica e ti capisce, che è incasinata anche lei con quella cosa chiamata “crescere” e che eppure la sta affrontando – proprio come te. Quando leggi Dolly, sembra di leggere il tuo diario segreto, quello che però non hai mai avuto modo, tempo e voglia di leggere ma i temi di cui vorresti scrivere sono ben presenti nella tua mente, taciuti perché intimorita da sentire un giudizio non richiesto.
Insomma, Dolly è una di noi.
E se nei primi due libri, sempre editi Rizzoli, ha messo al centro le vite di due donne alle prese con l’età adulta, questa volta il protagonista è Andy, comico squattrinato, innamorato di Jen, talmente tanto impegnato da se stesso da non accorgersi che, inesorabilmente, il momento della rottura sta arrivando. Lo troviamo proprio così, disperato e ancora incredulo che sia successo, con tanti punti di domanda su dove andare, cosa fare, come gestire il tutto, ora che ha più di 30 anni e tutti i suoi amici sono accasati. Già, perché essere single a 30 anni è diverso che esserlo a 25 – ci passa una vita davanti e tutta la distanza dalla Terra a Plutone.
Il suo struggersi mostra un’intimità maschile che la Alderton ha scovato intervistando diversi uomini over 30, per capire le emozioni “dell’altro lato” quando una rottura avviene. Vediamo Andy percorre la discesa negli abissi dell’umiliazione e dell’assurdità mentre pensa continuamente alla sua Jen. Il racconto dal punto di vista maschile diventa così un escamotage per ironicamente mostrare come, dopo una rottura, mondo maschile e femminile non differiscono poi così tanto, anzi! Ci comportiamo in maniera strana, restiamo attaccati a un passato che ormai è sempre più ieri, cercando di ritrovarci. E, allo stesso modo, se dovessimo rispondere alla domanda titolo del libro “avete presente l’amore?”, anche le risposte non differirebbero. L’amore è quello strano sentimento che ci fa fare cose strane, metterci da parte se necessario, ci fa trovare coraggio e forza inaspettata, ma anche scendere a dei compromessi che, da single, non avremmo mai creduto possibile.
In queste montagne russe del post rottura, Dolly racconta un altro lato ancora del crescere: un ritrovarsi che non smette mai. Anzi, spesso succede proprio superato il grande scoglio dei 30 anni quando ti accorgi di essere su una strada scelta da altri. Una sorta di sliding doors a cui ormai è impossibile sottrarsi per non ritrovarsi a vivere una vita fatta da rimpianti e sogni… rimasti sogni.
Se Jen è la prima della coppia a capirlo, con un grande coraggio per non farsi incasellare in percorsi prescritti, a mano a mano anche Andy lo capirà. Eccoli allora ripartire, per crescere. Sì perché alla fin fine, non si finisce mai di diventare grandi.
Dolly lo sa e lo racconta con uno stile che è come una calda bevanda ristoratrice, un abbraccio da cui non staccarsi subito, ma in cui restare protetti per un po’, guardando da sopra la spalla per vedere che non siamo soli nel provare le emozioni della vita adulta. C’è un’intera generazione e molto più che è descritta nei libri di Dolly Alderton, contraddistinta da tratti che generano un senso di appartenenza inaspettato, valicando i confini geografici.
Proprio come noi lettori siamo cresciuti da quando Tutto quello che so sull’amore venne pubblicato in Italia per la prima volta, anche le storie proposte dalla Alderton mostrano lo scorrere del tempo. Maturità di scrittura e narrativa, ma anche di situazioni. Come se anche i protagonisti ora stessero affrontando una fase diversa della loro vita. E perché no, mi piace pensare che anche Dolly le abbia vissute in prima persona, elaborate, trascritte, per condividerle con il suo pubblico, per ritrovarci tra le pagine dei suoi racconti. Cresciuti sì, ma fermi mai.