Tarantelle condominiali di Sara Genevieve Mormile Editore: Rizzoli Prezzo: €18 Pagine: 224 Un interno napoletano, un professore che non poteva che chiamarsi De Crescenzo, una storia da raccontare al pubblico ristretto dei bizzarri commensali. È dentro questa cornice che conosciamo Penelope e Saverio: lei sognante principessa in cerca di una direzione, sentimentale e intima; lui ragazzone cinico e distaccato, desideroso di autonomia e di crescere davvero. Non hanno nulla in comune, se non il destino di aver ereditato lo stesso palazzo, il condominio del titolo, che potrebbe finalmente dare una svolta alla loro vita. Le tarantelle cominciano qui: tra gatti-Virgilio parlanti e saggi, attivisti troppo convinti e un po’ fanatici, un’attrice della Silvio D’Amico in attesa di un ruolo e di una maschera, un’influencer robotica e la sua bambina-azienda, Penelope e Saverio dovranno per prima cosa capire chi sono davvero, per se stessi e l’uno per l’altra. Sara Penelope Robin, in compagnia di alcuni dei personaggi che abbiamo imparato ad amare sui suoi canali social, costruisce in queste pagine folli e scorrette, dense e illuminanti, un racconto teatrale che fa riflettere e ridere, insegna e stupisce. Nella certezza che, come dice Sara: «Il nostro “condominio” merita rispetto e cura, non bisognerebbe mai lasciarlo in stato d’abbandono, pena ritrovarsi “abitanti abusivi” che programmano il nostro cervello a loro piacimento riempiendolo di bugie, costruzioni, dipendenze, idoli e false credenze». |
Una commedia degli eventi come quelle di una volta.
Una piece teatrale divertente e umoristica della società allo stesso tempo.
Il professor De Crescenzo ci racconta una storia, che all'inizio può sembrare solo un racconto divertente e anche un po' surreale ma dietro al quale si nasconde molto di più.
Due ragazzi si scoprono ereditieri di una palazzina a i Quartieri Spagnoli. I due non solo non si conoscono, ma anzi sembrano essere atterrati da due pianeti diversi. Saverio il napoletanissimo disoccupato di Caivano e Penelope la principessa del Vomero.
La palazzina è abitata da una serie di abusivi coloriti, l'influencer che fa finta di essere famosa mentre è la figlia di 7 anni che la gestisce e comanda.
L'attrice caduta in malora che prega Anna Magnani perché i tempi tornino come prima quando non erano gli influencer ad avere successo. Al piano terra ci sono la coppia di ragazzi gay super teatrale, vegana e impegnata nel sociale. C'è addirittura un hikkimori e sua madre che vive per lasciargli il cibo fuori dalla camera che non lascia mai.
Il tutto gestito da uno spacciatore/amministratore e da due gatti parlanti.
Le lotte sono in ogni direzione.
Penelope comprensiva contro Saverio duro e testardo. I due contro gli abusivi che devono decidere cosa ne sarà della corte, se la lasceranno andare o se continueranno a tenerla per sé con il continuo miscuglio di personalità che la contraddistingue.
Non voglio dirvi troppo ma le chiavi di lettura sono davvero tante e gli spunti di riflessione ancora di più. L'allegoria che l'autrice crea, è estremamente profonda anche a se a volte é presentata con un pochino di confusione (è anche vero che la confusione domina la vita quindi ci sta).
Questo scontro nella corte delle varie personalità, che bilanciamo ogni giorno nella nostra mente, mi ha fatto pensare al passaggio dall'infanzia alla maturità, non solo per una questione di età, ma per tutti quei momenti della vita che ci insegnano qualcosa e ci fanno sentire di aver aperto una porta in più della conoscenza di sé.
Mi è piaciuta molto la struttura del romanzo anche se ci ho messo un momento all'inizio a capirla, forse c'è troppa carne al fuoco, ma a me non è dispiaciuto soprattutto dato che la scrittrice non ci gira attorno ma parla di realtà nuda e cruda.
Consiglio di leggere senza fretta e facendo attenzione alle mollichine di pane che l'autrice ci lascia in ogni pagina per illuminare sempre di più la comprensione.
Durata totale della lettura: Sette giorni
Bevanda consigliata: Zuppone di latte
Formato consigliato: Cartaceo
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