lunedì 25 settembre 2023

Recensione: L'albero delle arance amare



 L'albero delle arance amare

 di Jokha Alharthi

 Editore: Bompiani
 Prezzo: € 19
 Pagine: 192
 Titolo originale: Bitter Orange Tree
 Traduzione: Giacomo Longhi

 
 Zuhur, ragazza dell’Oman che studia in Inghilterra, si sente sola e fatica a trovare la sua strada in una lingua e una cultura che non sempre le permettono di esprimersi come vorrebbe. Sospesa tra passato e presente, ripensa ai legami più importanti della sua vita e riflette sulle sue radici. In una narrazione fatta di frammenti ripercorriamo con lei la storia di Bint ‘Amir, la sua nonna di cuore, una donna forte che sembra aver vissuto mille vite. Nel gelido oggi Zuhur assiste alle rivoluzioni sentimentali della sorella di un’amica e finisce per esserne parte. Saranno i racconti di casa e la memoria di Bint ‘Amir a restituirle la consapevolezza che sembrava aver smarrito, a ricordarle di che tessuto è fatta la sua vita. Un romanzo vivido e sfaccettato che attraversa le generazioni con una scrittura diretta, morbida, avvolgente.




Al centro di questa narrazione familiare, c'è Bint ‘Amir, che ci viene raccontata dalla nipote Zuhur che sta studiando all'estero e si rotrova a convivere con una fortissima malinconia e un ancor più forte senso di colpa. 
Ormai la nonna non c'è più e la nipote non riesce a non pensare alle difficoltà e alle perdite della vita di questa donna pia e povera che non sembrava destinata alla felicità. Quel piccolo tocco di gioia giornaliera, i suoi alberi di arance amare se ne erano andati con lei.
Nei suoi ricordi ci sono tani personaggi, come Kuhl e Imran, un amore inadeguato secondo la famiglia, lei una bellissima principessa dai modi delicati e lui un contadino di povera provenienza. Ma l'amore si sa, è cieco e non ascolta le opinioni di nessuno. Nemmeno di chi non è d'accordo sul matrimonio impari. 
Oltre ai suoi ricordi e quelli delle famiglie attorno a lei, il fil rouge del romanzo sono sicuramente le vite delle donne e di quanto queste siano manovrate da uomini scelti da altre persone e poco interessati al benestare delle suddette:

        "Si chiedeva come mai intorno a lei tutti sembravano tenere saldamente in mano il filo che governava l’aquilone della loro vita. Lo tenevano davvero o lo rincorrevano soltanto? Lo trattenevano o ne erano trattenuti? E perché a ogni essere umano viene consegnato il filo che comanda il suo aquilone quando la forza della presa varia da persona a persona"
Avevo giá letto il primo romanzo di Jokha Alharthi Corpi Celesti e stavolta ho ritrovato la stessa sensazione di calore familiare e nostalgia allo stesso tempo. Purtroppo non ho trovato molta coesione nel romanzo,  
alle volte le varie storie familiari sono disconnesse tra loro, se non avessi letto la trama, non avrei davvero capito il collegamento. Di conseguenza viene diffcile legarsi ai personaggi, ma la storia di Bint ‘Amir rimane comunque forte e estremamente dolorosa.
Anche stavolta troviamo donne che vivono dominate dagli uomini, e dalla famiglia. La solitudine che provano soprattutto in certe culture e lil continuo declino nell'anzianitá. 
L'autrice rimane bravissima a parlare di nostalgia e perdita ma stavolta purtroppo la narrazione frammentata non mi ha fatto apprezzare il romanzo.  

Durata totale della lettura: Tre giorni
Bevanda consigliata: Liquore alle prugne
Formato consigliato: Cartaceo
Età di lettura consigliata: dai 15 anni
Website dell'autriceJokha ALharthi
Consigliato a chi apprezzato: Corpi celesti di Jokha Alharthi


"La sua anima, aveva spiegato a Surur, era appesa alle piccole grinze 
che si formavano tra un bottone e l’altro della camicia 
del suo amato, era proprio lì che scalpitava, tra le piegoline della camicia di lui,"


Si ringrazia la casa editrice per la copia omaggio

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