giovedì 24 agosto 2023

Recensione: L’avvelenatore

 

L’avvelenatore
di Emanuele Altissimo

Editore: Bompiani
Prezzo Cartaceo: €17,10
Prezzo e-book: €9,99
Pagine: 288

Essere figli significa, in una certa misura, essere in balia di chi ci ha generati; ogni adulto porta dentro di sé questo marchio nascosto. Nelle campagne dove Arno Paternoster è cresciuto, ogni anno i contadini spargono concimi azotati, fosforo, cloruro di ammonio: quando lui era bambino, suo padre gli mostrava le sinistre iridescenze delle pozzanghere per ricordargli che quelle sostanze scorrono anche nell’acqua con cui ci dissetiamo. Ha fatto questo per tutta la vita, il dottor Paternoster, contaminare ogni pensiero di suo figlio, ogni scelta della famiglia come un veleno nascosto; ma era un medico stimato, un punto di riferimento in paese: nessuno avrebbe mai voluto credere che facesse un uso malato della sua autorità. Adesso Arno è un uomo adulto, ha un buon lavoro, una bambina e una moglie in gamba, che fa la poliziotta. Non vede suo padre da anni, eppure lo ha sempre accanto come un’ombra: odiare qualcuno non ci libera della sua presenza. E quando il dottor Paternoster viene ucciso, è naturale che sia Arno il primo sospettato. Arno che era appena tornato di nascosto nella casa di famiglia. Arno che non ha un alibi. Con una scrittura tesa, precisa, martellante questo romanzo ci avvicina al cuore di una relazione familiare dolorosa ai limiti dell’indicibile e al tempo stesso tratteggia l’affresco di una comunità di provincia incapace di liberarsi dei propri fantasmi. A quattro anni dal suo esordio, Emanuele Altissimo scrive un romanzo di sottile tensione psicologica, che con il ritmo di un’indagine criminale fruga nelle nostre case, nei nostri armadi ordinati, tra le parole che non osiamo pronunciare, ci porta nel buio per farci desiderare la luce: perché è proprio quando nessuno crede più in noi che dobbiamo lottare per la nostra libertà.



Basta un solo attimo a stravolgerti la vita. Una sola brevissima telefonata.  È così che Arno Paternoster scopre che suo padre è morto. Un padre con cui non aveva più rapporto da anni, un padre che odiava, che era diventato un estraneo, ma che era e rimaneva comunque suo padre. 

Borgo Spirito, il piccolo paesino non troppo lontano da Torino dove Arno Paternoster è cresciuto, è in subbuglio. Come è possibile che un uomo così rispettato come il dottor Paternoster sia morto in questo modo? Chi può essere stato, e soprattutto perché? Così inizia l'incubo di Arno, tutto sembra così assurdo, e lui, proprio a causa del suo pessimo rapporto con il padre, è ovviamente il sospettato principale. Tutto conduce a lui: la sua macchina avvistata a Borgo Spirito la domenica dell'omicidio, le sue impronte in tutta la villa, e, soprattutto, un alibi non confermabile.
Il dottor Paternoster, era un personaggio quasi illustre in paese, una persona rispettata da tutti.
Eppure, insieme alle condoglianze, i vicini porgevano ai famigliari le fatture insolute del dottore. 
Nonostante sia scappato da Borgo Spirito per vivere la sua vita a Torino con sua moglie Linda e sua figlia Greta, Arno, dopo l'omicidio, non riesce a non tronare in paese. Al contrario di sua sorella Giorgia, che vive e lavora in Svizzera, Arno partecipa agli eventi che il comune ha organizzato per il padre, torna per parlare con il sindaco e soprattutto torna per Marzia, l'amica e fidanzata d'infanzia, figlia del vicino di casa Armando, nei cui campi sconfinati hanno passato migliaia di pomeriggi a giocare.

Una serie di personaggi ruotano attorno ad Arno, Linda, Greta, sua madre, Giorgia, Marzia, l'architetta che stava rivedendo con suo padre le fondamenta della villa, i vicini di casa con cui è cresciuto, Davide, il suo migliore amico, il sindaco, il suo avvocato. Gli stanno tutti vicino, certo, ognuno a modo proprio,  eppure, nessuno di loro sembra veramente capire cosa provi, nemmeno sua sorella che, come confessa Arno al commissario Di Pietro, "ha avuto un padre diverso dal suo". 

Un omicidio da risolvere e un dramma famigliare intrigato emergono in questo romanzo psicologico ad alta tensione: la si percepisce in ogni singola la parola e il lettore la vive insieme al protagonista.
Una scrittura tagliente, precisa, concisa.
Uno scambio continuo tra discorso diretto e indiretto sempre in prima persona, quasi fosse un flusso di coscienza, una confessione. È questo per me il punto forte di questo romanzo, quello che davvero fa emergere la psicologia del protagonista, ciò che mantiene alta le tensione per tutto il racconto e ciò che mi fa dire che è un libro che consiglierei e che rileggerei con piacere. 

 

Durata totale della lettura:  Quattro giorni
Bevanda consigliata: Caffè shakerato 
Formato consigliato: Cartaceo
Età di lettura consigliata: dai 14 anni


      "A sei anni hai paura di padre. A dodici lo invidi, a diciannove lo aiuti a morire per la prima volta, ripeti a te stesso che non hai scelta, devi salvarti, anche se questo significa che sarai solo. E così a trenta non sai più chi sei. "


Si ringrazia la casa editrice per la copia omaggio

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