lunedì 15 maggio 2023

Recensione: Nannina


Nannina 
di Stefania Spanò 

Editore: Garzanti 
Prezzo Cartaceo: €16,80
Prezzo e-book: €9,99
Pagine: 224

Secondigliano. Stephanie ha dieci anni e ogni volta che torna a casa si lamenta con la madre perché i suoi cugini giocano all’aperto e lei no. Il motivo è semplice: loro possono perché sono maschi, lei invece è una femmina. Dopo la scuola, si mette a leggere sul balcone, il solo spazio esterno in cui le è concesso di stare. Stephanie studia e studia perché sa che le parole sono la sua unica difesa contro il mondo. Gliel’ha detto la nonna nei pomeriggi passati a casa sua, due piani sotto nello stesso caseggiato: «Per le femmine tutte le cose sono più difficili. Devi imparare a difenderti. Tu devi sempre tenere il coraggio di parlare, Stephanie». E se lo dice lei deve essere così. Del resto sua nonna è Nannina de Gennaro, detta Nannina la Cuntastroppole, la cantastorie. Per alcuni è solo una vecchia pazza; per altri è colei che, grazie ai suoi cunti, i racconti recitati nei cortili, ha dato un’identità e una dignità alle madri di famiglia sfiancate dalla miseria e dalla protervia degli uomini. Con le sue storie, Nannina ha donato un volto a chi non l’aveva, ha riscattato i più deboli, ha fatto ridere e piangere. Ma adesso spetta a Stephanie riprendere la sua voce, cercare nei cunti un riscatto, il proprio riscatto, quello di una ragazza che ha un sogno: studiare e scoprire la libertà. Stefania Spanò ci porta nel cuore di una realtà in cui tra i vicoli, i cortili e le piazze si può ancora udire l’eco delle tradizioni. L’eco di un passato che non è mai passato davvero. L’eco di una lingua che è musica. L’eco di gesti e movenze che fanno di ogni luogo un teatro a cielo aperto. Due protagoniste, due generazioni, due diverse Secondigliano che si incontrano e si scontrano. Un’unica cosa non cambia mai: l’importanza delle parole e delle storie. Oggi come allora. 


Nannina è un libro meraviglioso. 
Per quanto mi riguarda Stefania Spanò è riuscita a far emergere il potere della parola, il potere del racconto e della trasmissione orale che, purtroppo, in un mondo in cui i social sono lo specchio delle nostre vite, sta andando a scomparire, per non dire che è scomparso del tutto. 
Ma Nannina non è solo questo. Nannina è folklore, amore, rispetto, ribellione, rabbia, voglia di cambiamento, ma anche paura e senso di colpa. 
Stephanie, con gli occhi di bambina prima e adulta poi, ci racconta la sua storia e la storia di sua nonna Nanninella ‘a Pazza, quella figura che le starà accanto e cercherà di aiutarla sempre, a modo suo, e che, crescendo, imparerà a conoscere e a capire, anche se non ne conoscerà mai tutti i segreti. 

Questo non è un libro da raccontare, ma da vivere    attraverso i cunti delle due cuntastroppole protagoniste, Stephanie e Nannina: sono loro a raccontare al lettore la storia, a fargli vivere il quartiere di Secondigliano, il terremoto dell’Irpinia, quello che ha fatto nascere i quartieri brutti grazie ai palazzoni, la camorra, le ingiustizie, la visione della femmina, l’amicizia, il senso della famiglia e a farti affezionare ai personaggi secondari, primo fra tutti Massimino ‘o Scemo.

Ho adorato i titoli dei capitoli, perché li associavo  ai cunti di Nannina che si celano nel libro, con questo sottotitolo narrante, che ti dà un assaggio di quello che sarà il racconto. 
Ma la cosa che mi è piaciuta di più in assoluto è il linguaggio utilizzato dall’autrice, perché personalmente è questo che cerco nei libri in cui viene in qualche modo rappresentato  il folklore delle regioni italiane: ricchezza di parole ed espressioni dialettali, alcune forse addirittura in disuso. Il dialetto dà senza ombra di dubbio una svolta in più a un libro già meraviglioso.

Concludo con quella che secondo me è una delle frasi che racchiude al meglio questo bellissimo romanzo: “Bisogna tenere il coraggio di parlare, anche quando ad ascoltarti non ci sta nessuno”. 

Durata totale della lettura:  Quattro giorni
Bevanda consigliata: Caffè della moka
Formato consigliato: Cartaceo
Età di lettura consigliata: dai 14 anni


      "Mi ricorda che, per quanto io lontana possa andare, il mio quartiere è un buco nero: risucchia tutto quello che prova a scappare. Non ci saranno licei né letteratura a salvarmi dalla ferita aperta che mi sanguina dentro e quando apro bocca appesta l’aria di miasmi che parlano al posto mio e dicono chi sono e da dove vengo. Secondigliano è così:se non ti mimetizzi muori e se ti mimetizzi muori lo stesso"


Si ringrazia la casa editrice per la copia omaggio

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