giovedì 25 maggio 2023

Recensione: La vedova delle Highlands

   


La vedova delle Highlands
di Walter Scott


Editore: Elliot Edizioni

Prezzo cartaceo: € 14,50
Pagine: 128

Elspat MacTavish, detta anche la Donna dell'Albero - la gigantesca quercia sotto la quale, in un miserabile tugurio, vive solitaria con due capre - non è una figura attraente, anzi, è piuttosto sgradevole, per essere l'assoluta protagonista di un romanzo. E però ebbe subito ammiratori, e venne considerata «la più bella delle creazioni» di Scott. Con il fascino oscuro di una nuova Medea o Lady Macbeth, Dama nera e fattucchiera capace di crudeltà inaudite, questa donna divenne il simbolo delle tragedie del popolo scozzese, privato della sua identità e del suo orgoglio nazionale dalla conquista inglese. "La vedova delle Highlands" è il racconto più noto e appassionante di una trilogia scritta da Scott a fine carriera, in cui con passo spedito, ricchezza di suggestioni e grande suspense vengono narrati una struggente storia personale e il destino di un intero Paese.




Questa storia del celebre romanziere scozzese Sir Walter Scott (1771–1832) apparve per la prima volta come parte della sua raccolta Chronicles of the Canongate. Nel primo capitolo, una sorta di prefazione a "La vedova delle Highlands",  Chrystal Croftangry (narratrice e fittizia editrice delle Chronicles) riporta parte del memorandum di una defunta amica, Martha Bethune Baliol in cui essa racconta il suo "breve tour delle Highlands" scozzesi con la guida del fidato Donald MacLeish, postiglione e guida turistica locale. E' in questa prima parte del libro, prima del vero e proprio inizio della narrazione, che i nostri occhi si riempiono della straordinaria e malinconica bellezza della parte settentrionale della Scozia, un luogo magico e brutale che ha da sempre un posto particolare nel mio cuore - e che Sir Walter Scott descrive con tutta la maestria e conoscenza di un vero scozzese. 

E' durante questo tour in carrozza (siamo a metà 700 circa) fulmineo ma efficace nelle sue poche pagine, che Martha Baliol incontra la misteriosa “Donna dell'albero”, Elspat MacTavish, ed impara dal postiglione la sua tragica storia. Questa si svolge sulle rive del fiume Awe nell'Argyllshire durante la guerra dei sette anni (1756-63). La protagonista (perché di eroina forse non si può parlare) è la vedova di MacTavish Mhor, uno degli ultimi caterans delle Highlands ("guerrieri/predoni"), fucilato come giacobita dopo la battaglia di Culloden nel 1745. Vive sola con suo figlio, Hamish Bean MacTavish, sperando che cresca nelle orme del padre. Hamish, tuttavia, si rende conto che le cose stanno cambiando in Scozia e l'unico modo onorevole in cui può imitare il coraggio e il senso dell'avventura di suo padre è unendosi a un reggimento governativo diretto in America. Per Elspat, questo è un tradimento impensabile: unendosi ai Black Watch, Hamish ha contemporaneamente accettato il potere degli Hannover e abbandonato le vecchie faide tra i MacTavish e gli altri clan delle Highland, rinnegando i valori del padre. Sapendo che Hamish teme la flagellazione come disertore, Elspat lo convince a restare con lei fino a quando il suo congedo è quasi scaduto, quindi droga il suo drink. Purtroppo è troppo tardi, Hamish si sveglia e scopre di essere diventato, a tutti gli effetti, un disertore. Quando il sergente di Hamish, Allen Breack Cameron, viene ad arrestarlo, Elspat incoraggia con successo Hamish a sparargli, assicurando così la sua stessa esecuzione. Cerca disperatamente di salvarlo dal suo destino, ma tutto per niente. Dopo aver saputo della sua morte, Elspat si isola nel suo dolore, rifiutandosi di avere altro a che fare con la società umana, scomparendo e ritirandosi nella dilapidata capanna accanto all'albero per morire in solitudine. 

"La vedova delle Highlands", che ricorda Cime Tempestore ed il Re Lear shakespeariano, affronta molti temi familiari dei romanzi di Scott, ma con passo spedito e stile affilato inusuale: gli intricati scontri culturali di Highland e Lowland Scots, così come tra scozzesi e inglesi; il ruolo delle donne nella creazione e nel mantenimento delle tradizioni popolari; il potere e suggestione del paesaggio naturale; la psicologia della superstizione; e, soprattutto, il triste ma inevitabile crollo dei vecchi modi di vivere di fronte alla modernizzazione. In un certo senso la storia funziona come un sequel del Waverley, tracciando lo sfortunato e forse inevitabile crollo della cultura delle Highlands sulla scia della ribellione giacobita. Ed è proprio su questo fulcro che si percepisce leggendo l'opinione ambivalente dello stesso Sir Walter: se da un lato il desiderio selvaggio ed ingenuo di Elspat di trattenere, appigliarsi al passato scomparso della grande Scozia viene presentato come impraticabile e insensato, l'abbraccio della Scozia alle usanze inglesi simboleggiato dai Black Watch, viene descritto con altrettanto scetticismo. 

Un grande classico, forse meno conosciuto ma non per questo minore, di uno dei più grandi (se non il maggiore) scrittori scozzesi - perché mi rifiuto, come alcuni vorrebbero, di considerarlo uno scrittore inglese solo per lingua o cultura. L'interesse vivo, la voglia di raccontare e spiegare la sua terra risuonano in tutta la loro potenza in queste pagine che lo rendono, incontrovertibilmente, Scozzese.


Durata totale della lettura: Un giorno
Bevanda consigliata: Scotch...ovviamente!
Formato consigliato: Cartaceo
Età di lettura consigliata: Dai 11 anni


« Dov'è il codardo che oserebbe non combattere per una terra come la Scozia? ».


    Si ringrazia la casa editrice per la copia omaggio

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