mercoledì 5 ottobre 2022

Recensione: Mussolini ha fatto tanto per le donne!



 Mussolini ha fatto tanto per le donne!

 di Mirella Serri

 Editore: Longanesi
 Prezzo: € 19
 Pagine: 272
 
 Mussolini amava le donne. E per questo aveva creato per loro un prototipo ideale a cui dovevano strettamente adeguarsi: l’angelo del focolare, la moglie devota che sostiene il marito e consacra la sua vita alla riproduzione. Qualora una donna, però, proprio non fosse riuscita a sposarsi avrebbe dovuto lavorare per servire il suo Paese, magari come stenografa, dattilografa, venditrice di macchine da cucire, grata di ricevere la metà dello stipendio di un collega uomo. Certo, poteva anche essere una prostituta, al servizio di ogni necessità fisica dell’uomo fascista. Ripercorrendone la biografia, la Serri si sofferma sui rapporti di Mussolini con le sue amanti, mettendoli a confronto con il femminismo di quegli anni e dimostrando che in realtà non amava per nulla le donne. Amava alcuni dei possibili ruoli femminili, forse. Ma per il resto le temeva. Le aveva viste in piazza, unite nei movimenti per il suffragio, indipendenti e libere grazie ai lavori che avevano ottenuto e agli incarichi che avevano ricoperto durante la Grande guerra mentre gli uomini erano al fronte. E si era sentito umiliato da loro. Aveva sviluppato un’ostilità antifemminile che declinò in leggi e divieti. Le prime norme che emanò appena arrivato al potere furono contro le donne e i progressi da loro compiuti in campo sociale. Inasprì il Codice di Famiglia, per esempio, e modificò anche il Codice Penale, garantendo lunga e prospera vita al famigerato «delitto d’onore». Inaugurò così il maschilismo di Stato. Come denuncia in questo libro Mirella Serri, ancora oggi che sono passati cent’anni dalla marcia su Roma, il maschilismo di Stato del fascismo e il suo tessuto culturale continuano tristemente a condizionarci.




Un libro con un titolo così non potevo farmelo mancare, si capisce chiaramente che il titolo è sarcastico e il romanzo viaggia dalla nascita del fascismo fino all'inizio degli anni Duemila presentandoci tutti i modi in cui viene vista la figura della donna e come le donne stesse siano artefici di alcuni disastri. 
Il testo inizia con l'arrivo di Mussolini all'Avanti e il suo primo incontro con Ana Kuliscioff, la più famosa socialista del tempo, una ribelle russa legata da sempre all'importanza del suffragio universale che nel 1912 comprendeva solo i maschi maggiorenni, che avessero fatto il servizio militare e sapessero leggere e scrivere. Da subito l'idea di Mussolini si distacca da quella della Kuliscioff e Turati e Mussolini non si fa alcuno scrupolo a mentire alla prima per eliminare il secondo. Quello di mentire per scavalcare tutto e tutti diventerá un tratto riconoscitivo nei rapporti tra Mussolini e le donne. Mussolini si basa sul saggio "Sesso e carattere" di Weininger per cui l'inferioritá femminile è genetica, in quanto la donna è dominata solo dalle sue funzioni sessuali e fisiche. Come tale costituisce un attacco alla virilità maschile che li svuota delle proprie energie. Solo le donne meno femminili potrebbero essere più emancipate ma comunque incapaci di essere geniali e inequivocabilmente inferiori all'uomo nella scala sociale. 
L'ebreo poi è anch'esso "femmina" per natura e quindi inferiore al maschio normale, si si lo definiva proprio normale! Il femminismo era ai tempi in continua crescita ma le femministe erano viste come mezzi maschi e incolpate per la mancanza di nascite in Italia. Mussolini non avrebbe voluto manco gli uomini a votare, figuriamoci le donne. Come se non bastassero gli attacchi alle donne da parte degli uomini, ci sono anche scaramucce di potere tra Anna Kuliscioff dedita in tutto alla causa, contro Margherita Grassini e suo marito Cesare Sarfatti e la vanesia che la contraddistingue invece di concentrarsi solo sulla politica. Il fascino del futuro duce però fará colpo anche quando le idee politiche non combaciano. 
Le donne che influenzano le masse e circondano Mussolini sono molte, spicca Argentina Altobelli poi segretaria della Federterra impegnata a ridurre le oltre 15 ore di lavoro al giorno, ma soprattutto Angelica Balabanoff che conosce Mussolini quando è un sudicio disertore ed è proprio lei ad innalzarlo in politica. Chiaramente non poteva prevedere la presa di potere e il tradimento interventista successivo. Proprio lei ci spiega la psicologia dietro la violenza di Benito contro le donne e il suo bisogno di riscatto dalla povertà della nascita. Mussolini vuole lo scontro sempre e non cerca di nasconderlo nei suoi articoli dell'Avanti, le donne che lo circondano gli servono per raggiungere degli scopi che altrimenti risulterebbero complicati. Solo dopo tempo queste si rendono conto di essere usate psicologicamente, finanziariamente e fisicamente. 
La Serri, forte esperta del fascismo italiano ripercorre la lunga lista di donne, femministe e non, che si sono legate anche solo per breve tempo a Mussolini, inconsapevoli del suo reale pensiero e involontarie aiutanti nell'ascesa non solo del duce al potere ma anche dell'ideologia maschilista. Nonostante i tentativi di alcune come la Ida Irene Dalser, di denunciare i vizi e le bugie del duce alla stampa, le accuse non vengono mai pubblicate fornendo un ulteriore sostegno alle sue idee e portando lei alla morte. 
Nonostante l'enorme apporto delle donne e delle femministe dopo lo scoppio della guerra, il pensiero di Mussolini non cambia, la donna non capisce la guerra e non riesce a "vedere al di là del proprio naso". Poteva solo aspettare il ritorno dell'uomo che avrebbe poi creato una nuova società, il fetore dei cadaveri delle trincee sembrava non essere percepito dalle donne. Il duce però non è altrettanto forte di stomaco quando si tratta di far abortire la sciagurata di turno per poi promulgare leggi contro l"aborto. Durante la guerra l'apporto inpagabile delle donne all'economia viene immediatamente dimenticato al ritorno degli uomini dalla guerra, per Mussolini è il momento perfetto per iniziare la sua risalita al potere, forte del totale make over di Margherita che lo aveva fatto diventare esteticamente il duce che conosciamo. Ormai anche questa donna non gli serviva più. 
Quello che inizia ora è la svolta maschilista di ogni ideologia precedente e anche la ferocia del duce soprattutto contro le donne. Viene pubblicato il Dux in Italia e all'estero che delinea i tratti della donna perfetta, inferiore all'uomo, sottomessa, dedita, silenziosa e in attesa. Giovanni Gentile, poi, le rimuove del tutto dal mondo del lavoro. Le donne sono ormai solo fattrici, medagliate in caso di prole numerosa, eliminate da ogni tipo di lavoro o avanzamento, non bastano i facsisti, anche le leggi razziali del 1938 e la chiesa accusano la donna che lavora come illecita e sterile.
Il codice civile fascista che la posiziona in sottomissione all'uomo rimane attivo fino al 1975 ne diminuisce anche lo stipendio. Le donne iniziano una sfilza di violente proteste antifasciste e una miriade di scioperi che porteranno poi al rivendicazione dei diritti. 
Nonostante le leggi verranno cambiate, però, gli stereotipi rimangono nella cultura sociale, la donna che lavora viene sempre vista in cattiva luce, i passi indietro fatti nell'uguaglianza sociale durante il fascismo non sono bilanciati con i passi in avanti degli anni successivi e addirittura attuali. 
Un romanzo scritto in modo semplice e informativo, senza troppe opinioni (che tanto quelle ce le facciamo da soli). Forse mi sarebbe piaciuto leggere di più di come alcuni modelli stereotipati creati negli anni del fascismo si ripropongano tutt'oggi ma il romanzo è incentrato sul maschilismo fino agli inizi del Duemila. Sicuramente mi ha ispirata ad approfondire il periodo successivo. 

Consiglio il romanzo a chi piacciono i libri storici ma anche a chi ha solo studiato la storia a scuola e vuole approfondire un lato del fascismo che per quanto conosciuto è magari meno studiato di altri.

Durata totale della lettura: Dieci giorni
Bevanda consigliata: Qualcosa di forte!
Formato consigliato: Cartaceo
Età di lettura consigliata: dai 15anni



"Ma le femministe e le sindacaliste, nel dopoguerra 
appena iniziato, non si sentivano angioletti."

Si ringrazia la casa editrice per la copia omaggio


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