Gentilissima Daniela, prima di tutto grazie mille per questa intervista.
- Abbiamo poche interviste che ti riguardano in italiano quindi mi piacerebbe sapere come sei entrata nel mondo della scrittura, cosa ti ha ispirata a iniziare a raccontare una storia? Quali sono gli autori/autrici che ti hanno ispirata?
Ho cominciato prestissimo a scrivere, scrivevo delle storie, dei racconti fin da bambina e poi non ho mai smesso- Ho sempre continuato a scrivere.
Scrivere è diventata la mia professione soltanto a 35 anni quando ho pubblicato il mio primo romanzo. Prima ne avevo scritti molti altri che però ho distrutto. Quindi c’è stato un lungo avvicinamento: ho scritto dai 6 ai 35 anni prima di pubblicare qualcosa.
Ci sono diversi autori che mi hanno influenzata e per influenzata intendo “non il voler scrivere come loro” perché ho sviluppato presto uno stile tutto mio ma intendo “essere colpita dalla possibilità di esprimermi attraverso la lingua, dalla possibilità di farne un mestiere”. Il primo di questi autori è Fedor Dostoevskij che rileggo in continuazione. Certi suoi libri li ho riletti almeno 10 volte e penso che continuerò a rileggerlo fino alla fine dei miei giorni. E poi il norvegese Knut Hamson. Questi autori ho incominciato a leggerli intorno ai 20anni. Mentre negli ultimi anni ho letto diverse autrici americane soprattutto Elizabeth Strout e Anne Tyler e poi ce ne sono molte anche tedesche come Jenny Erpenbeck. E questo per limitarmi ai principali. Ce ne sarebbero tanti altri.
- Ora parlando del tuo ultimo romanzo I confini incerti del fuoco, nella storia la nostra protagonista ha molti momenti di perdita e dolore ma anche di ricrescita allo stesso tempo, ha qualche lato autobiografico, ti sei ispirata a qualche avvenimento della tua vita?
No, questa storia non ha assolutamente elementi autobiografici.
- La protagonista ha anche un continuo conflitto interiore sul diverso amore che prova per i figli, quello spassionato e senza attriti per il maschio e quello sul filo del rasoio con la figlia, hai riscontrato lo stesso con i tuoi figli? Abbiamo più difficoltà ad amare ciò che ci somiglia? In chi ti riconosci di più Rahel o Selma?
- Ora parlando del tuo ultimo romanzo I confini incerti del fuoco, nella storia la nostra protagonista ha molti momenti di perdita e dolore ma anche di ricrescita allo stesso tempo, ha qualche lato autobiografico, ti sei ispirata a qualche avvenimento della tua vita?
No, questa storia non ha assolutamente elementi autobiografici.
- La protagonista ha anche un continuo conflitto interiore sul diverso amore che prova per i figli, quello spassionato e senza attriti per il maschio e quello sul filo del rasoio con la figlia, hai riscontrato lo stesso con i tuoi figli? Abbiamo più difficoltà ad amare ciò che ci somiglia? In chi ti riconosci di più Rahel o Selma?
Mi riconosco senz’altro più in Rahel, in Selma assolutamente no. Certamente è più difficile amare qualcuno che ti somiglia ma soprattutto è più difficile amare quando hai qualcosa sulla coscienza ed è questo il vero problema di Rahel con Selma perché Rahel ha sulla coscienza di non essere stata con sua figlia per tutto il primo anno della sua vita. Selma non se ne ricorda però istintivamente percepisce la presenza di una distorsione mentre Simon no. Per questa ragione Selma è in perenne attrito con la madre perché nel conflitto trova vicinanza ed è questo che Rahel vuole interrompere. Vuole mostrarle che il conflitto non è necessario e che è grande abbastanza per capire perché è successo.
- Nel romanzo intuiamo come procederanno le cose nella coppia, cosa ti piacerebbe che i lettori immaginassero come futuro per la famiglia?
Intanto voglio che ogni lettore immagini ciò che desidera e ciò che immagino io non ha importanza ovviamente. So come potrebbe finire per me ma poi ognuno ha la propria idea a riguardo. La mia è che staranno insieme e raggiungeranno un più alto livello qualitativo della coppia però mi è già capitato di parlare con lettori convinti del contrario e anche questa è una posizione che va benissimo.
- Penso che nel romanzo ci siano molte lezioni da imparare, crescendo impariamo che l'amore non é sempre una passeggiata e ci va un sacco di pazienza e sacrifici, quale messaggio o insegnamento vorresti che i lettori tenessero a cuore dopo la storia di questa coppia con molti anni di esperienza alle spalle?
In generale non ho mai in mente di trasmettere dei messaggi. Quando scrivo lo faccio senza un obiettivo, vale a dire non voglio dire qualche cosa in particolare. Semplicemente osservo e poi scrivo quanto ho osservato e immagino delle cose ma un messaggio è qualche cosa di individuale: può essere così per me ma non per gli altri oppure può essere anche uguale ma in ogni caso non è intenzionale. Spero dunque che ogni lettore tragga qualcosa di proprio da questa storia e che a ognuno questa storia dica o insegni qualcosa senza che io lo faccia apposta.
- Una domanda non legata a questo romanzo, ho letto la stupenda notizia dell'adattamento del primo romanzo in film, congratulazioni, non vedo l'ora di vederlo! Com'è stato creare uno scritto per film con tutti i tagli e le strutture schematiche a differenza della scrittura del romanzo?
Scrivere una sceneggiatura è stato difficilissimo e non credo che lo rifarò mai più perché quando ti metti a scrivere una sceneggiatura tenti di mantenere tutto quello che c’era scritto nel libro e invece devi sbarazzartene.
Secondo me è meglio che della sceneggiatura si occupi qualcuno che non ha scritto il libro perché l’autore del libro tenta di tenere tutto e non buttare niente.
Grazie mille per aver partecipato a questa intervista.
Veronica
Veronica
Trovate la recensione del suo libro QUI.
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