venerdì 29 ottobre 2021

Recensione: L'isola degli alberi scomparsi



 L'isola degli alberi scomparsi

 di Elif Shafak

 Editore: Rizzoli
 Prezzo: € 19
 Pagine: 368
 Titolo originale: The Island of Missing Trees

  Nata e cresciuta a Londra, Ada Kazantzakis, sedici anni, non sa niente del passato dei suoi genitori. Non sa che suo padre Kostas, greco e cristiano, e sua madre Defne, turca e musulmana, negli anni Settanta erano due adolescenti in quell’isola favolosa di acque turchine e profumo di gardenie chiamata Cipro. Non sa che i due si vedevano di nascosto in una taverna di Nicosia, dalle cui travi annerite pendevano ghirlande d’aglio e peperoncini. Non sa che al centro di quella taverna, testimone dei loro incontri amorosi, svettava un albero di fico. E non sa che l’albero, con le fronde che uscivano da un buco sul tetto, era lì anche quando l’eterno conflitto dell’isola, spaccata in due lungo la «linea verde», si era fatto più sanguinoso e i due ragazzini non erano più venuti. Ora quello stesso albero, nato da una talea trafugata anni prima a Londra, cresce nel giardino dietro la casa di Ada: unico, misterioso legame con una terra dilaniata e sconosciuta, con quelle radici inesplorate che, cercando di districare un tempo lunghissimo fatto di segreti, violente separazioni e ombrosità, lei ha bisogno di trovare e toccare. Pulsano, in questo libro spalancato sulla distruzione e gli esili provocati dalla guerra, colori luminosi e profumi d’erbe e olive nere; il battere delle ali di uccelli di ogni piumaggio; il canto ininterrotto delle fronde di un albero; il respiro sano di un amore e quello fiero della vita.




Una doccia di realismo magico che vi di staccherà dalla realtà per un pochino. 
Una parte della storia è qualcosa che abbiam già visto, una lotta Montecchi e Capuleti, solo che stavolta è turca musulmana lei e greco cattolico lui, in una Cipro ante guerra civile, ma sempre con un odio profondo fra le due fazioni. Ma si sa come vanno le cose, l'amore non ha nazionalità o religione e i due si innamorano, l'unico modo per vedersi è alla taverna del fico allegro in cui i proprietari dolcissimi li aiutano a nascondere questo amore al mondo. Non viviamo la loro storia in linea retta perché la narrazione salta tra tre linee temporali diverse, il 2010  in cui Ada la loro figlia ha delle enormi difficoltà a superare la morte della madre, il 1974, l'inizio della storia d'amore dei suoi genitori e il successivo scoppio della guerra e infine quel tempo a metà, quando i due innamorati si sono ritrovati e trasferiti a Londra. 
Anche il narratore cambia sempre, alle volte è Ada, adolescente arrabbiata e con un milione di domande sul proprio passato a cui nessuno sembra voler rispondere, altre la pianta di fico, perché in questo romanzo la natura è reale quanto gli umani ha sentimenti, dolori e preoccupazioni, ma soprattutto ci racconta di storie di persone e di animali e piante che sono fondamentali nel mondo. 
La pianta di fico ci racconta di tutte le sue particolarità, non solo naturali ma anche le proprietà secolari e leggendarie che gli sono state appioppate. Da Cipro al Kenya, la pianta di fico è simbolo di prosperità per tutte le religioni e anche in questo romanzo sembra essere la trasportatrice di sicurezza e felicità. 
Ada non sa nulla del suo passato finché non arriva la zia Meryem a snocciolare detti e leccornie cipriote ma soprattutto a farle scoprire di più dei suoi genitori e in qualche modo anche di sé stessa.
Conoscevo poco della storia turbolenta di Cipro e questo romanzo mi ha spiegato in modo interessante gli avvenimenti dolorosi delle guerre, divisioni della popolazione e del costante rammarico delle famiglie che tutt'ora cercano i corpi dei loro cari.
Un romanzo a tratti doloroso, scritto eccellentemente da questa autrice turco-inglese che non avevo letto prima, che ci regala moltissime immagini stupende della natura di Cipro e dell'importanza di fiori e piante che rischiamo di scordare, ma anche una storia famigliare di oltre 40 anni con i suoi alti e bassi in un paese in tumulto. 
Molto consigliato, mi è piaciuto particolarmente il personaggio della zia, tenera, piena di gioia e di colore, attenta ai bisogni delle altre persone anche quando si sente rifiutata.


Durata totale della lettura: Cinque giorni
Bevanda consigliata: Succo di melograno
Formato consigliato: Cartaceo
Età di lettura consigliata: dai 15 anni
Sito dell'autrice: Elif Shafak


"L’unica domanda che le incendiava la mente: si può ereditare 
anche un elemento impossibile da afferrare e misurare, come la tristezza."


    Si ringrazia la casa editrice per la copia omaggio

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