di Rebecca West Titolo originale: Harriet Hume. A London fantasy Editore: Fazi Editore Prezzo Cartaceo: € 18,00 Prezzo ebook: € 9,99 Pagine: 262 Harriet Hume, affascinante pianista squattrinata, mistica e stravagante, è l’essenza della femminilità; Arnold Condorex, spregiudicato uomo politico imbrigliato in un matrimonio di convenienza con la figlia di un membro del Parlamento, è un ambizioso calcolatore senza scrupoli. I due si amano: sono opposti che si attraggono, e nel corso degli anni si incontrano e si respingono, in varie stagioni e in vari luoghi di Londra, come legati da un filo sottile che non si spezza mai. La loro relazione si dipana tra il realismo dell’ambientazione cittadina e l’incanto magico della fiaba: le doti musicali di Harriet sconfinano in una stregoneria allegra e un po’ pasticciona, che le permette di leggere nel pensiero dell’amato. Quando Arnold se ne rende conto, diventa ostaggio di questo dono sovrannaturale, grazie al quale Harriet può svelare le macchinazioni politiche alle quali lui è ricorso per anni – e che ancora continuerebbe volentieri a imbastire – per fare carriera. La donna costringe l’amante a fare i conti con se stesso: Harriet è la coscienza di Arnold, la sua parte migliore; è l’integrità, il rifiuto di ogni compromesso, è tutto ciò che Arnold non può manipolare, come ha fatto con la politica e con il matrimonio. Quel prodigio di Harriet Hume racconta la vittoria dell’amore e della bellezza sull’eterna esigenza maschile di dominio, con uno stile tanto poetico quanto la Londra che celebra, e l’aggiunta di una componente fantastica che dona a queste pagine un tocco magico. La penna di Rebecca West al suo meglio: il brio, la finezza psicologica e il lirismo descrittivo dell’autrice concentrati in un romanzo delizioso.
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Questo libro ha delle enormi potenzialità, ma semplicemente non ha trovato la giusta lettrice per apprezzarle. Un triste epilogo, iniziato però con grande entusiasmo: della West tutti ne parlano con ammirazione, in particolar modo con riferimento alla trilogia della famiglia Aubrey, ed essendo questa un’inedita pubblicazione della scrittrice inglese, nonché il primo approccio alle sue opere per la sottoscritta, l’aspettativa era quella di un colpo di fulmine. E invece.
Se al centro vi è un classico tema, una storia d’amore, è la descrizione e la narrazione che ne viene fatta ad alterare la lettura trasformandola in un sentiero tortuoso. Tutta la tormentata vicenda tra la dolce Harriet e l’arrivista e spregiudicato Arnold vive in una dimensione fluida, in cui la realtà di una Londra di un imprecisato momento storico si mescola alla finzione e a un’atmosfera fiabesca nata prima nella mente dei due protagonisti per poi riversarsi sull’ambiente che li circonda.
Harriet è la rappresentazione dell’eterna innamorata, quella pronta a perdonare tutto e a non vedere gli errori dell’amato, oscurati dai classici castelli in aria costruiti dalla sua mente in costante subbuglio capace però, di sondare con precisione l’animo e i pensieri di Arnold. La sua dolcezza e il suo essere una sorta di fatina a sua insaputa che fa stringere il cuore al lettore, si alterna alla sua inconsapevolezza e mancanza di determinazione nel non voler cercare un altro rapporto. Arnold invece, vive nella costante indecisione sospinto tra il sentimento d’amore e la repulsione per quell’essere così particolare.
I protagonisti sono gli alter ego di se stessi, l’altra faccia della medaglia, i reciproci Dottor Jekyll e Mr Hyde. Ma se la storia a grandi linee è uno schema di attrazione e avversione che ha attraversato i secoli celebrato in numerosi altri titoli, è lo stile dell’autrice – ricercato, onirico e musicale – a renderlo totalmente diverso, inaspettato – tanto da condurre o a un apprezzamento totale da parte del lettore o, come un questo caso, a una reazione di sconforto per non aver trovato quanto desiderato.
Durata totale della lettura: 4 giorni
Formato consigliato: ebook
Età di lettura consigliata: dai 16 anni
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