giovedì 30 luglio 2020

Recensione: La ragazza senza nome


La ragazza senza nomeLa ragazza senza nome
di Elda Lanza


Editore: Salani
Prezzo Cartaceo: € 16,90 
Pagine: 224


Nella roggia di Sanpietro c’è un cadavere. Il corpo di una giovane donna è riverso nel canalone; nessuno sa chi sia, nessuno ne ha denunciato la scomparsa. 
L’ultima persona ad averla vista viva è Beatrice Longoni, che l’ha accolta in casa propria durante una notte buia e agitata. Ma Beatrice non fa in tempo a raccontare com’è andata, perché dopo che Max Gilardi ha deciso di assisterla, un’esplosione misteriosa la mette a tacere per sempre. 
E mentre la scia di sangue si allunga, inarrestabile, per Gilardi arriva il momento di scendere in campo e indagare su una catena di omicidi in cui niente è come sembra e il vero e il falso si intrecciano.



Quello di cui vi parlerò oggi, è un romanzo postumo. Elda Lanza ci ha lasciati da poco, e credo di poter dire, che per la letteratura italiana, ciò si possa irrimediabilmente definire alla pari di una grande perdita. Elda Lanza infatti, ha fatto in tempo a seguire questo romanzo e a rivederlo, con la sua solita cura dei particolari, prima di spegnersi nel novembre 2019. Un giallo scritto in modo davvero meritevole. Per giorni, la stampa e le televisioni si occupavano di quella ragazza senza nome trovata nella roggia di San¬pietro. Che da anni non era più una roggia, perché non ci passava un filo d’acqua. Era soltanto un fosso profondo pieno zeppo di rifiuti, non soltanto lattine e scatole e avanzi di cibo, ma anche catini vecchi, pen¬tole, sedie rotte. E una ragazza. L’aveva trovata un vecchio, la mattina presto. Era andato a rovistare se poteva trovare qualcosa di utile e spostando uno sgabello e un secchio aveva visto un braccio, poi la testa. Una scoperta macabra, che da inizio ad un giallo tipicamente italiano. Una ragazza, perché all’esame autoptico era stato accertato che avesse tra i quindici e i vent’anni e che fosse morta di una crisi cardiaca tra le due e le quat¬tro del mattino del ritrovamento. Il colpo d’arma da fuoco – seguivano modello e calibro della pistola e del proiettile – era stato sparato quando la ragazza era già morta. Non si era trovato il proiettile, ma si escludeva tassativamente che fosse quello rinvenuto da Di Do¬nato nella roggia, che apparteneva a una pistola più vecchia e di calibro inferiore. Gilardi viene chiamato ad indagare su questo misterioso omicidio. Egli aveva visto tanti morti nella sua carriera. Alcuni all’obitorio già ricomposti dall’anatomopatologo. Al¬tri sul posto dove erano stati uccisi o dove li aveva colti la morte per un improvviso malore. Nessuno aveva quell’atteggiamento e quell’espressione serena, quasi felice. Sembrava che dormisse. Ma questo l’avevano detto e scritto in tanti. Le avevano sparato al cuore. Perché? Non si erano accorti che era già morta? Eppure, l’anatomopatologo dottor Sanfelice aveva dichiarato senza incertezze che tra la morte naturale e il colpo di rivoltella erano pas¬sate almeno un paio d’ore: difficile immaginare che non avessero capito che era già morta. Perché rischia¬re? E dov’era finita la pallottola? E quell’altra, diversa e non compatibile, lasciata a venti metri di distanza, a che cosa era servita? Domande. Come ci ha insegnato Milan Kundera, la saggezza è avere per ogni cosa una domanda. Per un garbuglio di tante cose insieme non sarebbe bastata una domanda sola. Un mistero che coinvolgerà, trasportandovi nella bella Napoli. Un tragico destino che vi emozionerà fino in fondo. Vi do un suggerimento: prestate attenzione ad una tunica!


Durata totale della lettura: Cinque giorni
Bevanda consigliata: Coca cola con ghiaccio
Formato consigliato: Ebook
Età di lettura consigliata: dai 14 anni
Sito dell'autore: Elda Lanza


      "C'era una volta, una ragazza senza nome..."



Si ringrazia molto la casa editrice per la copia in omaggio.
                            

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