di David J. Hand Editore: Rizzoli Prezzo cartaceo: 20,00 € Prezzo ebook: 9,99 € Pagine: 368 Chiunque si occupi di raccolta e analisi dei dati lo sa bene, o almeno dovrebbe: le informazioni che non conosciamo possono essere altrettanto importanti di quelle che abbiamo a disposizione. Ha senso affermare che un prodotto è efficace perché ha solo recensioni favorevoli? Ed è davvero possibile prevedere il buon esito di un trattamento medico sulla base di un campione che, per quanto ampio, non corrisponde alla totalità dei casi? Considerazioni analoghe si possono applicare alla nostra vita di tutti i giorni: perché invidiare una persona per i successi messi in mostra sui social network, quando i suoi fallimenti ci vengono opportunamente nascosti? In un’epoca dominata dai big data, conviene prestare maggiore attenzione al rovescio della medaglia, ovvero ai dati che sappiamo di non avere o – peggio ancora – che crediamo erroneamente di possedere. Simili alla materia oscura che elude le rilevazioni dei cosmologi, i dark data influenzano ogni campo di studio e di lavoro, dalla ricerca medica all’industria, dalle politiche pubbliche e sociali al settore finanziario, e sono molto più numerosi di quanto pensiamo. Sottostimarli è dunque un grave rischio, che può portare a costruire modelli fuorvianti e inesatti, con conseguenze talvolta catastrofiche. Al contrario, smascherare questi numeri «traditori» e imparare a gestire i problemi che essi provocano può portare vantaggi nella nostra sfera professionale e in quella personale. I dark data ci insegnano, infatti, a capovolgere il modo di considerare l’analisi dei dati, facendoci comprendere più a fondo l’universo dell’informazione e ad affrontare l’imprevedibile in maniera più consapevole e ponderata. |
Open data, big data, data-driven, data privacy, eccetera eccetera. Ormai è quasi impossibile far passare qualche giorno senza sentir parlare da qualche parte di dati -che sia in un articolo letto online o su un giornale, un servizio in TV, un esame universitario o il proprio manager che urla che bisogna paragonare i dati di questo mese con quelli del dicembre del 1973 (o altre richieste assurde ed insensate). Ormai tutti noi sappiamo quanto i dati vengano usati costantemente, eppure c'è ancora tanto, tantissimo che non sappiamo su di essi.
Quando vidi che un libro sui dark data sarebbe uscito in Italia avevo deciso di leggerlo pensando che sarebbe stato interessante scoprire come usare i dati inutilizzati. Già, perché se voi cercate su Google "dark data" vi usciranno una serie di articoli che spiegano che i dark data sono tutti quei dati che sono stati raccolti in passato ma che non sono mai stati utilizzati e che se ne sono restati lì, a giacere nei nostri server, archivi o database. Ma David J. Hand mette subito in chiaro una cosa: non sono quelli i dark data. O, meglio, non sono solo ed esclusivamente quelli. Perché i dark data sono i dati che esistono, ma che noi non abbiamo.
Ed è da qui che inizia un viaggio straordinario alla scoperta di questo mondo sconosciuto dei dark data, di come questi possano cambiare le sorti di progetti, studi, perfino guerre. Io ne sono rimasta affascinata, totalmente catturata. Mi sono resa conto di come questo libro abbia potuto regalarmi una prospettiva totalmente nuova sul mio lavoro quotidiano con i dati, e credo che sia il libro che più ha avuto un impatto nello sviluppo delle mie capacità analitiche. Sono anni ormai che non leggo un libro capace di avere un impatto così importante sulla mia crescita professionale e personale. Super consigliato per chiunque abbia a che fare con i dati!
Durata totale della lettura: Sette giorni
Bevanda consigliata: Infuso menta, liquirizia e cannella
Età di lettura consigliata: dai 16 anni
Sito dell'autore: David Hand (Wikipedia)
Si ringrazia la casa editrice per la copia omaggio
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