giovedì 26 settembre 2019

Recensione: Macchia

Macchia
di Esther Kinsky


Editore: Il Saggiatore
Prezzo Cartaceo: € 23
Pagine: 332
Titolo originale: Hain


Quando M., il suo compagno, muore, Esther Kinsky decide di partire comunque per il viaggio che avevano organizzato in Italia. Un’Italia lontana dagli stereotipi e dalle cartoline, dalle piazze affollate di turisti, dalle vie dello shopping. È un’Italia, quella che Esther Kinsky visita, immergendosi in profondità nello spirito di ogni luogo per coglierne il mistero nascosto, fatta di villaggi e vigneti, di cimiteri, di vecchi ponti di pietra; un’Italia che vive nelle voci delle persone che la popolano e nei versi degli animali e dei fiumi che la attraversano, descrivendo una geografia insieme fisica e interiore. Parte diario di viaggio e parte narrazione intima che cerca nei luoghi un rispecchiamento dell’anima, Macchia – memore della lezione di Thoreau e del suo Walden – è la testimonianza lirica di un’anima nuda di fronte al dolore della perdita e alla bellezza della scoperta, un pellegrinaggio e una catarsi, da cui si esce con uno stupore sincero e profondo per la capacità di Kinsky di scovare l’universale nel più piccolo dei dettagli: un’arancia al mercato, una foglia, un ricciolo di nuvola.



La protagonista del nostro romanzo ha perso l'amore della vita M. e si trasferisce in una casa a Olevano non lontano da Roma nel mezzo del rigido inverno per diversi mesi e inizia a esplorare la zona. La capacità descrittiva dell'autrice è invidiabile, sarebbe in grado di rendere scenico anche un corridoio buio. L'autrice dipinge a tratti delicati ogni singolo angolo e antro del paese e delle persone che lo vivono, i suoni, i colori, gli odori, la descrizione è perfetta e ci risveglia sensazioni di pace e calma interiore nonostante possiamo sentire il dolore della protagonista che cerca di superare il lutto. Descrizioni di sensazioni, farfalle, cipressi, fiori nei cimiteri si alternano a sogni in cui M. fa capolino malato e morente.
Nella primavera la protagonista si sposta da Olevano a Chiavenna, meta di una vacanza della propria infanzia. Proprio di questa infanzia ci racconta in questa seconda parte del romanzo, partendo dalla morte del padre e andando a ritroso nei viaggi fatti in Italia che le vengono in mente ogni volta che ritrova una fotografia scattata dal padre. L'odore di salsedine, i litigi familiari e le sensazioni di una ragazzina che cresce si mescolano alla sensazione di caldo e le descrizioni poetiche dei paesi visitati, dei quadri di Fra Angelico e il suo lapislazzuli.
Kinsky continua a porsi la stessa domanda durante tutto il romanzo, dei vivi e dei morti e quale spazio i morti meritano tra i vivi.
Nella terza ed ultima parte, il viaggio prosegue tra Comacchio, Ferrara e Bologna alla ricerca del giardino dei Finzi Contini.
Un Italia rurale, calda e accogliente, un viaggio spinto dal bisogno di ritrovarsi e dalla necessità di silenzio e riflessioni. 

Un libro silenzioso anche se pieno di parole, suoni e immagini. Una visione poetica ma senza sentimentalismi della realtà che la circonda, della bellezza e fascino dei cimiteri e della distanza ma anche della vicinanza fra defunti e vivi. Se siete stressati per via del lavoro o della vostra vita e non potete prendere un periodo di pase, leggere questo libro vi aiuterà con la poesia che traspare da ogni minima descrizione. 


Durata totale della lettura: 7 giorni
Bevanda consigliata: Earl Grey
Formato consigliato: Ebook
Età di lettura consigliata: dai 16 anni 





      "La borsa era leggera, eppure sulla via del ritorno il cuore mi pesava 
così tanto che pensavo di non farcela più a riportarlo a casa. "



Si ringrazia la casa editrice per la copia omaggio

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