di Laura Calosso Editore: SEM Prezzo Cartaceo: € 7,99 Pagine: 256
Margherita Fiore ha diciotto anni e da pochi giorni ha superato brillantemente l’esame di maturità classica. Sta preparando il test per entrare all’università. Un’amica la invita al mare per due giorni di pausa dallo studio. Il treno però ha un disguido e Margherita accetta un passaggio in auto da un ragazzo incontrato per caso. Nell’arco di poche ore la sua vita accelera. La Mercedes cabrio su cui i due viaggiano sfreccia sull’Aurelia spinta al massimo. L’urto è improvviso, la macchina sbatte contro il guardrail, esce di strada, quindi salta nel vuoto. L’ultimo pensiero di Margherita è per Carlo, un compagno di scuola che, senza una ragione apparente, si è ritirato da scuola e non è più uscito da casa. Al momento dell’incidente Carlo è davanti al computer. Da tempo non lascia la sua stanza, che è ormai il suo mondo. Come molti suoi coetanei è diventato un hikikomori, così si chiama chi decide di recludersi in casa, al riparo da tutto. Carlo ha alzato un muro tra sé e gli amici, la scuola e i genitori. Vuole solo scomparire. Non sa che Margherita, la sua compagna di classe preferita, l’unico suo ricordo positivo, è in coma vegetativo. Nella luce dorata dell’estate le vite di Margherita e Carlo risplendono in stanze buie che tengono fuori il mondo.
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Un romanzo, che come dice la stessa dedica iniziale, è dedicato a tutti coloro che spariscono nel silenzio. Tutti quei ragazzi che, decidono di isolarsi dal mondo (rimanendo chiusi nella loro stanza), ma altresì a coloro che, come la protagonista, Margherita, dallo stesso mondo sono “costretti ad allontanarsi” per cause di forza maggiore, come l’incidente che le è accaduto.
Sorprenderebbe chiunque sapere che Margherita, mentre l’auto usciva di strada e precipitava in spiaggia, non pensava alla morte ma a Carlo. Carlo di fronte a scuola, a inizio pri¬mavera, che fa due passi verso il portone e due indietro, lo stesso ragazzo che da allora, è rinchiuso nella sua camera. Egli, di sé, ormai, ha una memoria vaga. Sa di esistere perché se non mangia sente i morsi della fame, ma è tutto lì. Il suo corpo ha smesso di avanzare pre¬tese, di avere desideri. È sceso dal pendolo che per troppo tempo l’ha fatto oscillare tra aspirazioni ed esiti, e che più volte l’ha sbalzato a terra in modo violento. Adesso non sof¬fre, non prova più vergogna. È stata proprio la vergogna a rinchiuderlo nella sua camera togliendolo di mezzo, ma l’ha fatto per il suo bene, quando la distanza tra la vita imma¬ginata e quella reale era diventata siderale, insopportabile. È stata la sua vergogna la carceriera che l’ha isolato e l’ha salvato al contempo. Nella sua stanza, infatti, nonostante la porta sia sottile, non entrano più le sconfitte. Nessuno può guardarlo, nessuno può ridere delle sue reazioni a ciò che gli capita intorno, nessuno si lamenta se nella sua camera non c’è ordine, se le bottiglie di plastica sono sparse dappertutto, se i resti di cibo si incollano al pavimento e ci restano fino a quando non si appiccicano alla pianta dei suoi piedi, stac¬candosi solo di notte, tra le lenzuola, mentre dorme. Nessuno può dirgli cosa deve fare, o almeno non come quella mattina in seconda ginnasio, quando il professore gli assegnò un tema dal titolo La solitudine nella società contem¬poranea. Un romanzo toccante, due ragazzi uniti da una malasorte, e da un desiderio costante di lotta contro l’incertezza su cui si erge, “l’ignaro mondo adulto”. L’equivoco è pensare che gli adulti abbiano capito qualcosa della vita per il solo fatto di essere adulti ma spesso non è vero. Non è così scontato...
Durata totale della lettura: Quattro giorni
Bevanda consigliata: Cioccolata calda con panna
Formato consigliato: Ebook
grazie infinite per questa bella recensione
RispondiEliminaapprezzo
L
Di niente, figurati. E' stato per me, un piacere.
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