di Nelson Mandela Editore: Il saggiatore Prezzo Cartaceo: € 26,00 Pagine: 812 Titolo originale: The Prison Letters of Nelson Mandela
Quanto a lungo si deve urlare la parola «libertà» prima che acquisti davvero un valore? Quanto tempo deve passare prima che il domani sia un giorno nuovo? Per ventisette anni Nelson Mandela, l'uomo che avrebbe guidato il paese fuori dal regime di segregazione razziale che lo soffocava da quasi mezzo secolo, non è stato altro che una sigla: un anonimo numero di matricola che identificava un prigioniero come tanti in una delle strutture carcerarie del paese. Eppure proprio in quelle celle, nel silenzio dell'isolamento, nella fatica dei lavori forzati, ha preso forma il mito che avrebbe sgretolato il sistema di oppressione dell'elite bianca. Le "Lettere dal carcere" di Nelson Mandela sono un documento fondamentale del Novecento. La testimonianza unica e in presa diretta della determinazione, delle difficoltà e della fede nel progresso di una delle grandi icone politiche del nostro tempo: dal primo, durissimo periodo, quando gli era concesso di scrivere una sola lettera di cinquecento parole ogni sei mesi, agli scambi con le grandi personalità internazionali negli anni ottanta; dalle umiliazioni, vessazioni e privazioni di Robben Island - non gli fu permesso di partecipare al funerale della madre e nemmeno a quello del figlio Thembi - alle struggenti parole di amore e lotta inviate alla moglie Winnie, anche lei attivista e anche lei rinchiusa in prigione.
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Questo libro, è prima di ogni altra cosa, una lunga ed importante raccolta di lettere. La raccolta che appare in questo libro fa conoscere intimamente al lettore non solo il Nelson Mandela attivista e prigioniero politico ma pu¬re il Nelson Mandela avvocato, padre, marito, zio e amico, e spiega come la lunga incarcerazione, che lo strappò dalla sua consueta quotidianità, gli abbia impedito di svolgere tali ruoli. Rivisita un periodo molto cupo della storia del Sudafrica, un periodo in cui chiunque venisse sorpreso a opporsi al sistema dell’apartheid di Stato, volto a opprimere un’intera componen¬te razziale della popolazione, era soggetto a punizioni terribili. Nella toccante introduzione, scritta ad opera del nipote, si sottolineano delle importanti domande, nel dettaglio: Come ha fatto Mandela a sopravvivere a ventisette anni di car¬cere? Cosa gli ha consentito di andare avanti? Le risposte si trovano nelle sue parole. Avvocato di professione, Mandela utilizzava abitualmente la parola scritta per sollecitare i funzionari carcerari a rispettare i diritti umani dei prigionieri e, in almeno due occasioni, scrisse a qualche funzionario per chiedere il proprio rilascio e quello dei suoi compagni. Secondo la descrizione di Dingake, il ruolo di Mandela in carcere a partire dai primi anni sessanta fu quello di «ariete». Di fronte a condi¬zioni «atroci», sarebbe stato impossibile ignorarlo, «non solo per via del suo status, ma perché lui “non glielo avrebbe consentito”». Le sue inces¬santi campagne in favore dei diritti dei prigionieri alla fine spezzarono la determinazione delle autorità a far sì che ciascun prigioniero esprimesse individualmente le proprie lagnanze. Mandela «seguitò spavaldamente a descrivere le condizioni generali» nelle sue lettere al commissario per le Carceri, e gli altri prigionieri iniziarono a esprimere rimostranze persona¬li «ogni volta che ne avevano l’opportunità».Una raccolta ricercata, e molto dettagliata, un corollario epistolare che va delle lettere scritte alla moglie, fino alle più elevate cariche politiche. Un modo davvero “prezioso” di ricordare un grande uomo quale Mandela è stato.
Durata totale della lettura: Sette giorni
Bevanda consigliata: Crema al caffè fredda
Formato consigliato: Ebook
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