venerdì 9 marzo 2018

Recesione: Il cacciatore di orfani


Il cacciatore di orfani
di Yrsa Sigurdardottir

1# Children's house


Editore:  Mondadori
Prezzo cartaceo: 19,99 € 
Prezzo ebook: 9,99€
Pagine: 408
Genere: thriller



Il rituale con cui è stato commesso l’omicidio allude chiaramente a una punizione. Ma quale colpa può giustificare una simile brutalità? L’unica persona in grado di rispondere è la figlia della vittima, una bambina di sette anni ritrovata nella stanza in cui sua madre è stata uccisa. Ma la bambina non parla. 
Fresco di promozione, il detective Huldar si rivolge a Freyja, una psicologa specializzata in traumi infantili, per cercare di raccogliere indizi che solo la bambina può rivelare. A Freyja l’idea di collaborare con Huldar non va per nulla a genio: mai avrebbe pensato di trovarsi sul lavoro l’uomo incontrato per caso in un bar e con cui ha trascorso una notte occasionale. 
Nel frattempo il killer non smette di mietere vittime e disseminare strani messaggi: una serie di indecifrabili combinazioni numeriche, rivolte particolarmente a un solitario radioamatore. Perché? Quale oscuro messaggio nascondono? 
Acclamata come la maggior scrittrice islandese di thriller, Yrsa Sigurðardóttir inaugura una serie straordinaria con al centro una coppia di investigatori imbattibile: un poliziotto e una psicologa, un tempo amanti e ora ai ferri corti, costretti a portare a termine la loro indagine più difficile.




Che io abbia una grande passione per i giallisti nordici credo che non sia più un mistero. Quindi potrete immaginarvi che, non appena ho visto che sarebbe uscito un giallo scritto da un’autrice islandese bravissima - Yrsa Sigurdardottir - mi ci sono fiondata sopra che manco le mosche con il miele.
Non so a voi, ma a me l’Islanda ha sempre affascinato un mondo. L’efferatezza degli omicidi narrati in questo libro fa da contraltare alla statistica, secondo cui in Islanda avvengono, in media, meno di 2 omicidi all’anno. Secondo le mie fonti (leggasi amici e colleghi che abitano in Paesi nordici) la Sigurdardottir è tra le migliori scrittrici di thriller che ci sia in Islanda, e questo romanzo segna l’inizio di una nuova serie, chiamata “Children’s house”, che vede come protagonisti un ispettore della polizia, il detective Huldar, e Freja, la direttrice di un istituto per la protezione dei minori, chiamato appunto Children’s House.
Hulnar si ritrova quasi per caso a seguire le indagini sulla morte di Elisa, madre di tre bambini brutalmente assassinata durante la notte, mentre suo marito è negli Stati Uniti per un convegno. C’è stato un grande scandalo alla centrale di polizia che ha visto coinvolti praticamente tutti i detective più esperti, che quindi devono mantenere un basso profilo per evitare l’attenzione dei media. Unica testimone di questo delitto, la figlia della vittima, che però è traumatizzata e non vuole di certo parlare degli ultimi attimi di vita di sua madre.
Ecco, quindi, che entra in scena la Children’s House, presso cui la piccola viene portata per chiederle di raccontare, con l’aiuto di una psicologa, cosa è successo. Ed è proprio lì che Hulnar e Freja si incontrano, per la seconda volta nella loro vita. Si erano già visti alcuni mesi prima, infatti, quando si erano conosciuti in un bar e avevano poi passato la notte a casa di Freja. Peccato che Hulnar le avesse detto di essere un carpentiere (e non un poliziotto) e se ne fosse andato prima dell’alba senza salutare, e a Freja questa cosa proprio risulta difficile da perdonare. Riusciranno i due a trovare un modo per collaborare, dal momento che l’omicidio di Elisa sembra essere solo il primo di una serie?
Uno degli aspetti che mi ha più colpito di questo romanzo è il suo lucido realismo. Le armi utilizzate per compiere gli omicidi sono degli oggetti di uso comune, che mai e poi mai vedremmo come strumenti che possono portare alla morte con così tanta sofferenza. Gli omicidi sono brutali, ma non c’è morbosità nel descriverli: la narrazione di ciò che è successo non calca mai la mano, lasciando libera interpretazione al lettore di alcuni passaggi, ma rendendo così l’intera storia forse ancora più inquietante.
E poi il finale. Ora, io di norma ci prendo con i gialli, ma stavolta ammetto che la Sigurdatottir mi ha fregata. E quando finalmente ho capito cosa sarebbe successo, beh, mi sono resa conto che le mie fonti avevano ragione: questa è un’autrice da seguire con attenzione, e spero che i prossimi romanzi (in Islanda ne sono stati pubblicati altri due dedicati a questa serie) arrivino presto anche in Italia.






Durata totale della lettura: Quattro giorni
Bevanda consigliata:  Infuso mango e the nero
Formato consigliato: Ebook
Età di lettura consigliata: dai 16 anni
Sito dell'autore: Yrsa Sigurdardottir











"L'Islanda è troppo piccola per contenere un individuo tanto perverso 
da fare una cosa del genere a una vittima scelta a caso."



                                            

Nessun commento:

Posta un commento

Commenta e condividi con noi la tua opinione!