venerdì 1 dicembre 2017

Recensione: Il grande Grabski



Il grande Grabski
di Marco Rinaldi

Editore: Fazi editore
Prezzo Cartaceo: € 16,00
Pagine: 236


«La storia di un uomo e del suo analista nella parodia, riuscitissima, di una grottesca, strampalata, caotica terapia psicanalitica.» 

Maurizio, quarant’anni, cuoco sopraffino, è un uomo fondamentalmente sano. Ha alle spalle una famiglia normale, è amante del buon cibo e delle belle donne ma, convinto dalla moglie che lo ritiene malato, finirà per affidarsi alle cure del dott. Grabski, per anni.
Il dottore, psicanalista freudiano, ma anche lacaniano o junghiano, a seconda del momento e dell’estro, coinvolgerà il protagonista in un improbabile percorso psicoterapeutico passando dal classico lettino ai giochi con la sabbia, dall’ascolto delle “voci” alla drammatizzazione di scene familiari con i pupazzetti. Metodi ortodossi e meno ortodossi si alterneranno in sedute al limite del cialtronesco nello stravolgimento di tappe fondamentali, secondo i manuali, come la “forclusione del nome del padre”, il complesso di Edipo o il viaggio dell’eroe.
Maurizio, sotto la guida di Grabski, si ammalerà, litigherà con tutti, compresi i suoi parenti, perderà il lavoro, i soldi, e divorzierà. Ma alla fine riuscirà fatalmente a prendere coscienza delle sue inclinazioni e delle sue vere passioni che inizierà a seguire subito per una nuova vita all’insegna del benessere.
Libro brillante, pieno di dialoghi irresistibili tra il protagonista e il dottore, Il grande Grabski è la parodia di ogni cura che travalichi il buon senso e il desiderio di un’esistenza semplice fatta di curiosità e voglia di stare al mondo. Feng shui, tao, yoga e altre discipline alternative sono prese di mira dall’autore, capace di trasformare in materia comica qualsiasi argomento riguardante la cura della mente (e anche del corpo).    


Chi non si è mai immaginato davanti a uno psicanalista? Che sia per una vera necessità o per semplice curiosità, chi non ha mai pensato come sarebbe sdraiarsi su quel lettino e cominciare a raccontare di sé davanti a una persona che per lavoro dovrebbe capire gli altri? Sono convinta che quello della psicanalisi sia un mondo estremamente affascinante sia per chi lo conosce che per chi ne è del tutto estraneo. Per questo credo di essermi avvicinata a questa lettura: per curiosità, ma a chi mi chiedesse “perché dovrei leggerlo?” risponderei senza esitazione “per leggere con ironia e una punta di accusa di tutto quello che la psicanalisi non dovrebbe essere!”.
Ecco, quello che abbiamo davanti è un libro davvero strano, mi piace considerarlo un esperimento dell’autore e nello stesso tempo sono convinta che l’autore l’abbia scritto con l’assoluto intento di prendere in giro il lettore e i protagonisti stessi del romanzo, e questo gli riesce alla grande. Pagina dopo pagina non puoi far altro che chiederti dove andrà a parare con un misto di curiosità e frustrazione. Ma andiamo con ordine. Il protagonista del romanzo è Maurizio, un uomo di 45 anni, sovrappeso e perplesso di natura:

Bene. Innanzitutto, mi presento: mi chiamo Maurizio, ho quarantacinque anni, sono sovrappeso e perplesso di natura. Sì, perplesso, e su tante cose; per esempio sul mio sovrappeso, perché io nell'intimo sarei un tipo slanciato, ma anche su tanti aspetti della vita, e soprattutto… sulla femmina!

C’è un parallelismo che non sono riuscita a trattenere per tutta la durata della lettura ed è il parallelismo tra il nostro Maurizio e il ben più noto Oblomov, entrambi accumunati, a mio avviso dall’assoluta incapacità di essere protagonisti della propria vita.
Se dovessi descrivere Maurizio lo descriverei proprio così: un uomo sottomesso alla vita, incapace di esprimere anche davanti a se stesso una propria preferenza o una propria idea, addirittura. Maurizio fa quello che gli altri gli dicono di fare, inevitabilmente. Insomma, diciamocelo, Maurizio sarebbe una persona che nella vita reale eviterei in ogni modo.
Questo romanzo è, quindi, il susseguirsi dei momenti in cui Maurizio fa da spettatore della propria vita permettendo continuamente che gli altri scelgano per lui quello che deve fare, quello che deve essere, come lo deve essere. Inutile dire che sono tante, se non tutte, le persone che approfittano di un uomo così (e voi non lo fareste?) da ogni punto di vista: quello economico soprattutto, naturalmente, ma non solo, come nel caso di Francesca. La donna che non si sa bene come o perché finisce per diventare la moglie di Maurizio, una donna che è un mix esplosivo dei difetti umani shakerati insieme: capricciosa, viziata, arrogante, egoista, sempliciotta e fedifraga. Insomma, diciamocelo, una donna che nella vita reale eviterei in ogni modo. Sarà proprio lei a decidere che Maurizio è malato e che ha bisogno di essere seguito da uno psicanalista. Troverà lei il dottor Grabski e costringerà il marito a recarsi alle sue costosissime sedute. Ed ecco quindi che finiamo, con un po’ di timore, nello studio del dottor Grabskyi:

Nel presentarsi, il dottor Grabski si dipinse come un uomo di scienza, di pensiero, con una sola vocazione nella vita: guarire le persone che gli affidavano il proprio cervello perché venisse ripulito e lucidato a specchio.

Grabski è un uomo, beninteso, da evitare più di ogni cosa nella vita reale, che farà del povero Maurizio la vittima predefinita di un vago, approssimativo, astruso, inconcludente e sotto ogni punto di vista errato studio psicologico. Grabski è l’uomo seguace di Freud, o di Jung o di Lacan, a seconda del proprio umore

Spesso però ritorna freudiano, freudiano ortodosso, beninteso. Io credo che questo succeda quando litiga con la moglie, perché quando è freudiano è sempre spettinato, distratto e pieno di tic; poi è molto duro con me e ritorna con insistenza sulla questione di Edipo. Io lo preferisco junghiano, ma non mi dispiace neanche lacaniano, perché è più affettuoso. 

Da contorno ci sono altri personaggi minori, tutti da cui stare rigorosamente alla larga, tanto per cambiare, tra i quali c’è uno che ha attratto maggiormente la mia attenzione, ed è Marisa, la prostituta alla quale Maurizio si affida per imparare a soddisfare le donne. Marisa è forse il personaggio che con la sua situazione riesce maggiormente ad attirare la simpatia del lettore, o perlomeno a non farsi detestare come il resto dei personaggi.
Eppure dall’incontro di queste figure detestabili viene fuori un romanzo unico nel suo genere che diventa una perfetta parodia della psicanalisi. Del resto il fine dell’autore è evidente anche dalla dedica:

A tutti quelli che hanno provato a sistemarmi il cervello


Ottimo lavoro, Marco Rinaldi, mi piacerebbe conoscere la tua storia, ma per questa volta puoi ritenerti il vincitore.


Durata totale della lettura: Otto giorni
Bevanda consigliata: Frullato di carote e spinaci
Formato consigliato: Ebook
Età di lettura consigliata: Dai 16 anni






      "Cupido non può colpire nessuno finché lasciamo che Edipo gli strappi l'arco dalle mani per lanciare i suoi dardi avvelenati. "


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