Il grande Grabski di Marco Rinaldi Editore: Fazi editore Prezzo Cartaceo: € 16,00 Pagine: 236
«La storia di un uomo e del suo analista nella parodia, riuscitissima, di una grottesca, strampalata, caotica terapia psicanalitica.»
Maurizio,
quarant’anni, cuoco sopraffino, è un uomo fondamentalmente sano. Ha alle spalle
una famiglia normale, è amante del buon cibo e delle belle donne ma, convinto
dalla moglie che lo ritiene malato, finirà per affidarsi alle cure del dott.
Grabski, per anni.
Libro brillante, pieno di dialoghi irresistibili tra
il protagonista e il dottore, Il grande Grabski è la parodia di ogni
cura che travalichi il buon senso e il desiderio di un’esistenza semplice fatta
di curiosità e voglia di stare al mondo. Feng shui, tao, yoga e altre
discipline alternative sono prese di mira dall’autore, capace di trasformare in
materia comica qualsiasi argomento riguardante la cura della mente (e anche del
corpo). Il dottore, psicanalista freudiano, ma anche lacaniano o junghiano, a seconda del momento e dell’estro, coinvolgerà il protagonista in un improbabile percorso psicoterapeutico passando dal classico lettino ai giochi con la sabbia, dall’ascolto delle “voci” alla drammatizzazione di scene familiari con i pupazzetti. Metodi ortodossi e meno ortodossi si alterneranno in sedute al limite del cialtronesco nello stravolgimento di tappe fondamentali, secondo i manuali, come la “forclusione del nome del padre”, il complesso di Edipo o il viaggio dell’eroe. Maurizio, sotto la guida di Grabski, si ammalerà, litigherà con tutti, compresi i suoi parenti, perderà il lavoro, i soldi, e divorzierà. Ma alla fine riuscirà fatalmente a prendere coscienza delle sue inclinazioni e delle sue vere passioni che inizierà a seguire subito per una nuova vita all’insegna del benessere. |
Chi
non si è mai immaginato davanti a uno psicanalista? Che sia per una vera
necessità o per semplice curiosità, chi non ha mai pensato come sarebbe
sdraiarsi su quel lettino e cominciare a raccontare di sé davanti a una persona
che per lavoro dovrebbe capire gli altri? Sono convinta che quello della
psicanalisi sia un mondo estremamente affascinante sia per chi lo conosce che
per chi ne è del tutto estraneo. Per questo credo di essermi avvicinata a
questa lettura: per curiosità, ma a chi mi chiedesse “perché dovrei leggerlo?”
risponderei senza esitazione “per leggere con ironia e una punta di accusa di
tutto quello che la psicanalisi non dovrebbe essere!”.
Ecco,
quello che abbiamo davanti è un libro davvero strano, mi piace considerarlo un
esperimento dell’autore e nello stesso tempo sono convinta che l’autore l’abbia
scritto con l’assoluto intento di prendere in giro il lettore e i protagonisti
stessi del romanzo, e questo gli riesce alla grande. Pagina dopo pagina non
puoi far altro che chiederti dove andrà a parare con un misto di curiosità e
frustrazione. Ma andiamo con ordine. Il protagonista del romanzo è Maurizio, un
uomo di 45 anni, sovrappeso e perplesso di natura:
Bene. Innanzitutto, mi presento: mi chiamo
Maurizio, ho quarantacinque anni, sono sovrappeso e perplesso di natura. Sì,
perplesso, e su tante cose; per esempio sul mio sovrappeso, perché io
nell'intimo sarei un tipo slanciato, ma anche su tanti aspetti della vita, e
soprattutto… sulla femmina!
C’è
un parallelismo che non sono riuscita a trattenere per tutta la durata della
lettura ed è il parallelismo tra il nostro Maurizio e il ben più noto Oblomov,
entrambi accumunati, a mio avviso dall’assoluta incapacità di essere
protagonisti della propria vita.
Se
dovessi descrivere Maurizio lo descriverei proprio così: un uomo sottomesso
alla vita, incapace di esprimere anche davanti a se stesso una propria
preferenza o una propria idea, addirittura. Maurizio fa quello che gli altri
gli dicono di fare, inevitabilmente. Insomma, diciamocelo, Maurizio sarebbe una
persona che nella vita reale eviterei in ogni modo.
Questo
romanzo è, quindi, il susseguirsi dei momenti in cui Maurizio fa da spettatore
della propria vita permettendo continuamente che gli altri scelgano per lui
quello che deve fare, quello che deve essere, come lo deve essere. Inutile dire
che sono tante, se non tutte, le persone che approfittano di un uomo così (e
voi non lo fareste?) da ogni punto di vista: quello economico soprattutto,
naturalmente, ma non solo, come nel caso di Francesca. La donna che non si sa
bene come o perché finisce per diventare la moglie di Maurizio, una donna che è
un mix esplosivo dei difetti umani shakerati insieme: capricciosa, viziata,
arrogante, egoista, sempliciotta e fedifraga. Insomma, diciamocelo, una donna
che nella vita reale eviterei in ogni modo. Sarà proprio lei a decidere che
Maurizio è malato e che ha bisogno di essere seguito da uno psicanalista.
Troverà lei il dottor Grabski e costringerà il marito a recarsi alle sue
costosissime sedute. Ed ecco quindi che finiamo, con un po’ di timore, nello
studio del dottor Grabskyi:
Nel presentarsi, il dottor Grabski si
dipinse come un uomo di scienza, di pensiero, con una sola vocazione nella
vita: guarire le persone che gli affidavano il proprio cervello perché venisse
ripulito e lucidato a specchio.
Grabski
è un uomo, beninteso, da evitare più di ogni cosa nella vita reale, che farà
del povero Maurizio la vittima predefinita di un vago, approssimativo, astruso,
inconcludente e sotto ogni punto di vista errato studio psicologico. Grabski è
l’uomo seguace di Freud, o di Jung o di Lacan, a seconda del proprio umore
Spesso però ritorna freudiano, freudiano
ortodosso, beninteso. Io credo che questo succeda quando litiga con la moglie,
perché quando è freudiano è sempre spettinato, distratto e pieno di tic; poi è
molto duro con me e ritorna con insistenza sulla questione di Edipo. Io lo
preferisco junghiano, ma non mi dispiace neanche lacaniano, perché è più
affettuoso.
Da
contorno ci sono altri personaggi minori, tutti da cui stare rigorosamente alla
larga, tanto per cambiare, tra i quali c’è uno che ha attratto maggiormente la
mia attenzione, ed è Marisa, la prostituta alla quale Maurizio si affida per
imparare a soddisfare le donne. Marisa è forse il personaggio che con la sua
situazione riesce maggiormente ad attirare la simpatia del lettore, o perlomeno
a non farsi detestare come il resto dei personaggi.
Eppure
dall’incontro di queste figure detestabili viene fuori un romanzo unico nel suo
genere che diventa una perfetta parodia della psicanalisi. Del resto il fine
dell’autore è evidente anche dalla dedica:
A tutti quelli che hanno provato a
sistemarmi il cervello
Ottimo
lavoro, Marco Rinaldi, mi piacerebbe conoscere la tua storia, ma per questa volta
puoi ritenerti il vincitore.
Bevanda consigliata: Frullato di carote e spinaci
Formato consigliato: Ebook
Età di lettura consigliata: Dai 16 anni
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