domenica 6 agosto 2017

Recensione: L'ultima estate di Diana


L'ultima estate di Diana

di Antonio Caprarica


Editore:Sperling & Kupfer
Prezzo Cartaceo: € 16,50
Pagine: 240


Il 28 agosto 1996, giorno in cui il divorzio reale venne ufficializzato, aveva segnato per Diana l'inizio di una nuova vita. La «principessa triste», schiacciata dal peso della monarchia, che meno di un anno prima aveva confessato pubblicamente la sua fragilità e rivelato i tradimenti del marito, si era trasformata in una persona radiosa, più consapevole, genuinamente interessata alle sorti dei più deboli, decisa a difendere il rapporto con i figli e il suo diritto alla felicità. Un simbolo di bellezza e sensibilità, che oscurava l'immagine della Corona inglese; il personaggio più appetibile per quei fotografi e reporter che avranno un ruolo non secondario nella sua drammatica fine. Il racconto di Antonio Caprarica prende le mosse da qui, con l'intento di restituire Diana alla sua storia: quella autentica, privata, che la frenesia dei media ha sepolto sotto improbabili rivelazioni, teorie complottistiche e gossip. Il rapporto con il medico pakistano Hasnat Khan - l'unico uomo che non tradì i segreti e le confidenze della principessa -, le campagne umanitarie, le ultime vacanze con i figli, l'incontro con Dodi al-Fayed: i pochi mesi che precedono lo schianto sotto il tunnel dell'Alma, a Parigi, ricostruiti in una narrazione dal ritmo e dalle immagini cinematografiche, mostrano una donna sempre in bilico fra ingenuità e astuzia, generosità e attaccamento ai privilegi. Una donna inquieta ma piena di vita, che con le sue scelte ha lasciato un segno evidente nella storia di una nazione e, a vent'anni dalla scomparsa, continua a esercitare il fascino e la suggestione dei miti.





Ci sono voluti vent’anni perché Sua Maestà Elisabetta II, acconsentendo al desiderio dei nipoti – incluso il futuro re William –, autorizzasse l’erezione di una statua in memo¬ria della loro madre. «È giunto il momento di riconoscere il suo impatto positivo in Gran Bretagna e nel mondo», hanno detto i due principi. Sbalorditivo è solo che ci sia voluto tanto, se si pensa che sul finire del secolo scorso Diana, principessa di Galles, non era soltanto una donna di sensazionale fascino ma rappresentava la firma britannica più ammirato nel mondo. Inizia così il ritratto di Lady Diana, redatto da uno dei più competenti giornalisti del settore. Vent’anni sono il tempo di una generazione. Non c’è essere umano adulto nell’estate ’97 che non ricordi precisamente dov’era e cosa facesse al momento della tragedia dell’Alma, come sempre accade per un evento che incide sulla storia collettiva. Ma per i Millennials nati dopo la sua morte Diana è forse poco più di un nome, come Marilyn Monroe o la principessa Grace. Passaggi chiari, toccanti, descrizioni lucide della vita che Diana ha condotto accanto al Principe Carlo, ma anche l’inferno in cui è caduto dopo il divorzio. Durissima, ad esempio, la lettera con cui Elisabetta metteva fine a una saga durata troppo a lungo. «Carissima Dia¬na», esordiva la missiva con cui la sovrana le chiedeva di acconsentire a un rapido divorzio dal figlio «nell’interesse del Paese», e terminava: «Con affetto, mamma». Diana ormai aveva perso ogni cosa: il marito, i privilegi, la sicurezza, lo status. Ora che era davvero tutto finito non trovava più niente da ridere nella battuta ironica dell’amica Fergie, la rossa duchessa di York: «Nessuna donna lascia la famiglia reale con la testa ancora attaccata al collo». Paul Burrell racconta che negli ultimi mesi di vita di Dia¬na una mappa del pianeta fissata a un pezzo di cartone e cosparsa di spilli rossi occhieggiava costantemente dallo schienale di una sedia nel salotto di Kensington Palace. Con l’aiuto dell’amico Mike Whitlam, la principessa aveva identificato le aree di conflitto del globo più afflitte dalle mine antiuomo, dall’Angola alla Corea, dalla Georgia al Vietnam: ogni spillo ne segnalava una, e rappresentava una possibile tappa della più recente campagna benefica cui si era dedicata la nuova Diana filantropa. Proprio uno di quegli spilli indicava la meta del viaggio che l’8 agosto aveva interrotto per due giorni l’idillio con Dodi (ovviamente nel libro, è raccontata la loro breve e sfortunata storia d’amore): la Bosnia martoriata. Gli accordi di Dayton avevano finalmente por¬tato la pace in quella terra, ma non disinnescato le migliaia di mine seminate durante il conflitto, che continuavano a uccidere e menomare innocenti. Una descrizione attenta anche dell’incidente, cui però Caprarica non manca di aggiungere che: i successivi sette minuti all’impatto, diventò una specie di sabba consumato alla luce dei flash di cui è difficile non provare vergogna, come essere umano e come appartenente alla variegata categoria dei media. I paparazzi si avventarono sulla scena dell’incidente come avvoltoi su resti da spolpare (aspetto orripilante della vicenda, a mio giudizio). Un libro che vi farà comprendere come: nonostante Diana abbia vissuto in un universo dorato e remoto, milioni di persone s’identificavano e s’identificano ancora con i suoi tormenti. Un tributo da non perdere.


Durata totale della lettura: Quattro giorni
Bevanda consigliata: Frappè al cioccolato
Formato consigliato: Ebook
Età di lettura consigliata: dai 16 anni
Sito dell'autore:Antonio Caprarica







  "  La sua ultima estate così come l'ha vissuta, tra delusioni e speranze, frivolezze e impegno, amore materno e passione di amante."





                            

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