di Enrico Sibilla Editore: Il Saggiatore Prezzo Cartaceo: € 21,00 Prezzo E-Book: € 8,99 Pagine: 192
Chiunque è stato un bambino solo.
Sono stati vissuti attimi verticali, sotto un sole abbacinante o in una tenebra incerta, in cui il mondo ha assunto una prospettiva radicale, colpendo come un fato i piccoli cuccioli di uomo, questi antesignani degli adulti che con gli adulti non hanno nulla a che fare, poiché la loro natura è più angelica e demonica che umana. Gli attimi decisivi dell’infanzia hanno iscritto in ognuno un graffito interiore che la letteratura conosce bene, avendone da sempre fatto un feticcio e tentato di vendicarli: il buio in uno scantinato da attraversare vincendo l’orrore, la desolazione della bambola rotta, il ludibrio crudele dei coetanei, la nascita di chi è venuto dopo e ha distrutto la primogenitura, la punizione incomprensibile. Si potrebbe andare avanti all’infinito e, in effetti, la narrazione lo fa.
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Una “raccolta di vicende” narrate con uno stile molto ricercato, e che hanno pur tuttavia il pregio sostanziale di essere tratteggiate con una visione puramente “ infantile”, ossia danno una chiara definizione di quale possa essere il modo di narrare del bimbo (quel bimbo che è in ognuno di noi). Alcuni passaggi, nella loro durezza, mi hanno molto toccato.
“Gratificato dalla disperazione, nella visione il bambino trascura il reperto anatomico tipico del morto impiccato: i segni del solco del laccio, incompleto sul collo e reso escoriato come di pergamena dalla pressione; le chiazze ipostatiche che fanno le mani simili a guanti e i piedi a calzini; la rottura dei corni della tiroide; la lingua protrusa tra le arcate dei denti, lo schizzo all’esterno dei bulbi degli occhi nel volto paonazzo; la frattura del muscolo ioide; i segni emorragici detti di Friedberg, di Incze, di Dotto; la stagnazione dell’encefalo spento mai più irrorato. La congestione corale dei visceri interni.”
Un libro ricercato, forse non per tutti. Ciascuna descrizione, è a mio modesto giudizio appena accennata (occorre, infatti, una lettura attenta a ogni singolo dettaglio, per avere una comprensione chiara della situazione).
“È disadorna davanti alla fine. La madre ha una faccia medica e bianca, con le sacche degli occhi sempre più molli e incolori, e ha vuote le guance, le irriconoscibili guance che erano rosse e rotonde, piene come due ascessi perenni, e invece ora tremano come membrane allentate. Il babbo ha una camicia rigata di lino, imperdonabile di maniche corte, e la cinta sottile di corda bianca e marrone dentro i passanti dei pantaloni no‑stiro. Prima che possano dirle qualcosa, che sciolgano quella media salita in un bacio o un abbraccio, prima di tutto e ogni cosa, prima di dire ciò che va detto, con giuste parole da genitori, dalle labbra deluse della bambina scappa una frase, che è una domanda, ma soprattutto è un pugno e uno sfregio: «Siete già qui?». Non è incontrollato lo schiaffo che le schiocca la madre sul volto; è calcolato per darle un dolore preciso: memorabile e asciutto. È punizione da vecchio taglione, una sanzione di carne su carne, figlia di forze reattive che sgorgano vive dalla vicinanza coatta alle radio, alle chemio, alle intubazioni d’urgenza. È il riepilogo secco sonoro di un mese di oncologi e.”
Non saprei definire il genere cui appartiene questo libro, non è un saggio, né tantomeno un romanzo; ma con tutta probabilità il suo fascino risiede proprio nella sua particolarità. Un’opera letteraria originale e dal tocco raffinato, che merita di essere presa in considerazione.
“Gratificato dalla disperazione, nella visione il bambino trascura il reperto anatomico tipico del morto impiccato: i segni del solco del laccio, incompleto sul collo e reso escoriato come di pergamena dalla pressione; le chiazze ipostatiche che fanno le mani simili a guanti e i piedi a calzini; la rottura dei corni della tiroide; la lingua protrusa tra le arcate dei denti, lo schizzo all’esterno dei bulbi degli occhi nel volto paonazzo; la frattura del muscolo ioide; i segni emorragici detti di Friedberg, di Incze, di Dotto; la stagnazione dell’encefalo spento mai più irrorato. La congestione corale dei visceri interni.”
Un libro ricercato, forse non per tutti. Ciascuna descrizione, è a mio modesto giudizio appena accennata (occorre, infatti, una lettura attenta a ogni singolo dettaglio, per avere una comprensione chiara della situazione).
“È disadorna davanti alla fine. La madre ha una faccia medica e bianca, con le sacche degli occhi sempre più molli e incolori, e ha vuote le guance, le irriconoscibili guance che erano rosse e rotonde, piene come due ascessi perenni, e invece ora tremano come membrane allentate. Il babbo ha una camicia rigata di lino, imperdonabile di maniche corte, e la cinta sottile di corda bianca e marrone dentro i passanti dei pantaloni no‑stiro. Prima che possano dirle qualcosa, che sciolgano quella media salita in un bacio o un abbraccio, prima di tutto e ogni cosa, prima di dire ciò che va detto, con giuste parole da genitori, dalle labbra deluse della bambina scappa una frase, che è una domanda, ma soprattutto è un pugno e uno sfregio: «Siete già qui?». Non è incontrollato lo schiaffo che le schiocca la madre sul volto; è calcolato per darle un dolore preciso: memorabile e asciutto. È punizione da vecchio taglione, una sanzione di carne su carne, figlia di forze reattive che sgorgano vive dalla vicinanza coatta alle radio, alle chemio, alle intubazioni d’urgenza. È il riepilogo secco sonoro di un mese di oncologi e.”
Non saprei definire il genere cui appartiene questo libro, non è un saggio, né tantomeno un romanzo; ma con tutta probabilità il suo fascino risiede proprio nella sua particolarità. Un’opera letteraria originale e dal tocco raffinato, che merita di essere presa in considerazione.
Durata totale della lettura: Sei giorni
Bevanda consigliata: Sidro di mele caldo
Formato consigliato: Ebook
Età di lettura consigliata: dai 18 anni
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