martedì 23 febbraio 2016

Recensione: I frutti del vento

I frutti del vento
di Tracy Chevalier

Editore: Neri Pozza Editore
Prezzo Cartaceo: € 17,00
Prezzo E-Book: Non disponibile
Pagine: 320
Titolo originale: At the Edge of the Orchard


Nella prima metà del XIX secolo James e Sadie Goodenough giungono nella Palude Nera dell’Ohio dopo aver abbandonato la fattoria dei Goodenough nel Connecticut. Il padre di James, un vecchio scorbutico cui Sadie non è mai andata a genio, ha parlato chiaro un giorno: meglio che il suo secondogenito, e la sua giovane e troppo prolifica consorte, andassero a cercare fortuna altrove, all’ovest, magari, dove la terra abbonda. La Palude Nera è una landa desolata: l’acqua puzza di marcio, il fango scuro si appiccica alla pelle e ai vestiti e la malaria d’estate si porta via sempre qualcuno. Anziché spingersi nella prateria dove la terra è buona e solida sotto i piedi, James Goodenough decide però di costruire la sua casa di legno proprio nella Palude Nera, in riva al fiume Portage. La legge dell’Ohio prevede che un colono possa fare sua la terra se riesce a piantarvi un frutteto di almeno cinquanta alberi. Una sfida irresistibile per James Goodenough che ama gli alberi più di ogni altra cosa, poiché gli alberi durano e tutte le altre creature invece attraversano il mondo e se ne vanno in fretta. In quella terra perciò, dove gli acquitrini si alternano alla selva più fitta, James pianta e cura poi con dedizione i suoi meli: un magnifico frutteto di cinque file di alberi col piccolo vivaio in disparte. Un frutteto che diventa la sua ossessione; la prova, ai suoi occhi, che la natura selvaggia della terra, con il suo groviglio di boschi e pantani, si può domare. La malaria si porta via cinque dei dieci figli dei Goodenough, ma James non piange, scava la fossa e li seppellisce. Si fa invece cupo e silenzioso quando deve buttare giù un albero. La moglie, Sadie, beve troppa acquavite e diventa troppo ciarliera quando John Chapman, l’uomo che procura i semi delle piante alle fattorie lungo il Portage, si ferma a cena. In quelle occasioni, James la vede con altri occhi: scorge il turgore dei seni sotto il vestito azzurro, i fianchi rotondi e sodi nonostante i dieci figli. Ma poi non se ne cura. Finché, un giorno, la natura selvaggia non della terra, ma di Sadie esplode e segna irrimediabilmente il destino dei Goodenough nella Palude Nera, in primo luogo quello di Robert, il figlio dagli occhi d’ambra quieti e intelligenti, e della dolce e irresoluta Martha.



Sono sempre emozionata quando viene pubblicato un nuovo libro della Chevalier e anche questo come l'ultimo e' ambientato in America nella meta' dell'Ottocento, ritorna quindi un'ambientazione che sembra cara alla nostra autrice con una storia diversa dove troviamo finzione e realta' intrecciarsi armoniosamente. Il romanzo si didvide in due parti, nella prima l'autrice ci presenta la famiglia Goodenough che arriva dal Connecticut in Ohio per cercare una terra dove poter coltivare i loro alberi da melo, purtroppo il viaggio e' duro e faticoso e si fermano nella Palude Nera, una terra tutt'altro che ospitale dove si stabiliscono e dove James Goodenough inizia a piantare i suoi adorati alberi da frutto, quei meli che tratta come figli, che protegge e cura cercando di difenderli da tutto e tutti. Sadie, moglie di James odia fin da subito quel posto e quegli alberi e il suo carattere difficile di certo non semplifica le cose, sembra trovare pace solo con la sua amata bottiglia tra le mani e una bella sbronza. Sadie e James hanno dieci figli, di questi la meta' viene portata via dalla malaria, tra quelli rimasti spiccano fin da subito Robert anche lui come il padre con la passione per le piante e gli alberi e Martha, bambina dolce e gentile che e' sempre pronta ad aiutare la madre in tutto. La seconda parte del romanzo infatti si sofferma molto su Robert e Martha, il primo parte, senza legami, senza meta, esploratore non si spaventa davanti al lavoro, fino a che apporda in California dove sembra aver trovato il suo scopo sempre ovviamente legato alle piante, agli alberi, alla natura in una terra nuova e selvaggia che permette di ricominciare e coltivare la propria vita ed il proprio futuro. Emblematico e poetico il titolo del libro come anche la copertina con le mele, i frutti e i semi che sono al centro del romanzo nel loro senso piu' completo, il vento quello che guida Robert e Martha ormai grandi lontano dalla Palude Nera alla ricerca della propria strada. Un bel libro, la Chevalier non si smentisce mai, la famiglia Goodenough che solo il nome mi fa sorridere, l'ho odiata e l'ho amata pero' il libro credo che sia una giusta testimonianza di tante difficolta' e allo stesso tempo possibilita' nell' America di questo periodo.


Durata totale della lettura: Cinque giorni
Bevanda consigliata: Succo di mela
Formato consigliato: Cartaceo
Età di lettura consigliata: dai 17 anni
Sito dell'autore: Tracy Chevalier


      "Romanzo che si iscrive nella tradizione della grande narrativa americana di frontiera."




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