venerdì 20 luglio 2012

Recensione: La città caduta

La città caduta
di Olivia Manning

Prezzo di copertina: € 20,00
Editore: Dalai
Collana: Romanzi e Racconti
Data di uscita: 2012
Pagine: 344, rilegato
Lingua: Italiano
Titolo originale: The spoilt city
Lingua originale: Inglese
Traduzione: P. Falcone
Genere: Romanzi stranieri contemporanei

Bucarest, 1940. La "guerra fittizia" ha lasciato il posto alle armi e la sempre più pressante minaccia dell'invasione tedesca fa crescere inquietudine e incertezza nella comunità straniera. Guy e Harriet Pringle, trasferitisi per lavoro nella capitale rumena subito dopo il matrimonio, non trovano un accordo sul modo di affrontare il pericolo imminente. Harriet preme per lasciare il Paese, Guy, determinato a restare, continua a spendersi per gli amici e temporeggia finché le vie di fuga non sono quasi tutte chiuse. Il loro conflitto privato diventa ben presto il simbolo del dramma di un'intera generazione costretta dalla storia a scelte laceranti, della lotta senza possibilità di soluzione tra pragmatismo e idealismo. "La città caduta" il secondo romanzo della "Trilogia dei Balcani", ispirata a Olivia Manning dalla propria vicenda personale.


La città caduta è un romanzo facente parte della famosa “Trilogia dei Balcani”, il secondo dopo "La grande occasione". Si tratta di una storia ambientata nella Seconda Guerra Mondiale a Bucarest, teatro di sconvolgimenti politici e sociali, ma anche terreno di scontro tra due superpotenze, la Germania e la Russia, indifferenti alle sofferenze del popolo rumeno e interessate solamente alla supremazia in Europa. Harriet e Guy sono marito e moglie, due inglesi che si trovano in questa città ormai perduta e che hanno idee contrastanti sulla scelta di restare o andare via da un posto che non li potrà più proteggere.
Guy infatti è un professore universitario che crede ancora nell’importanza di dare un segnale positivo a tutti i perseguitati, e che fa pressioni alla moglie affinché la loro permanenza si prolunghi soprattutto per aiutare alcuni amici a nascondersi presso di loro. Harriet è invece convinta della pericolosità di questo atteggiamento, e vorrebbe tornare in Inghilterra, ma teme che uno scontro diretto di idee con il marito possa logorare il loro rapporto già così precario. Ma il latente conflitto familiare non tarderà ad emergere sullo sfondo di una crisi e di un conflitto oramai divenuto internazionale, dove gli interessi e le problematiche dei singoli vengono soffocati dalla macchina implacabile della guerra.
Un libro toccante, una vicenda narrata con la sensibilità che solamente una donna e una giornalista che l'ha vissuta personalmente potevano infondere ad una storia già di per sé forte e drammatica.

Durata della lettura: 7 giorni
Bevanda consigliata: scotch and soda
Età di lettura consigliata: dai 18 anni









Una situazione controversa e drammatica vista attraverso gli occhi sagaci di una donna.

Olivia Manning. Scrittrice e giornalista inglese (Portsmouth 1908 - Ryde, Isola di Wight, 1980). Durante la seconda guerra mondiale lavorò con il marito per la BBC nell'Europa orientale e in Nordafrica. Da questa esperienza trasse ispirazione e materiali per i suoi romanzi, in cui le avventure tragicomiche dei protagonisti si svolgono in ambienti e atmosfere evocati con magistrale precisione: The great fortune (1960), The spoilt city (1962) e Friends and heroes (1965), che formano The Balcan trilogy; The danger tree (1977), The battle lost and won (1978) e The sum of things (1980), che compongono The Levant trilogy.




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