I mostri esistono, ma sono troppo pochi per essere davvero pericolosi. Sono più pericolosi gli uomini comuni, i funzionari pronti a credere e obbedire senza discutere...
Occorre dunque essere diffidenti con chi cerca di convincerci con strumenti diversi dalla ragione, ossia i capi carismatici: dobbiamo essere cauti nel delegare ad altri il nostro giudizio e la nostra volontà.
Primo Levi
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Il 27 Gennaio 1945 le truppe sovietiche entrarono ad Auschwitz, scoprirono il campo di concentramento tristemente più famoso e liberarono i pochi superstiti, rivelando al mondo quello che i loro occhi avevano evitato di guardare. Alcuni campi di concentramento infatti nascevano vicini a centri abitati da cui era possibile vedere il fumo dei forni crematori, ma le persone hanno sempre preferito guardare da un'altra parte.
Anche Reading at Tiffany's vuole ricordare le vittime dell'oppressione nazista e fascista, per non dimenticare e chiudere nuovamente gli occhi di fronte alla crudeltà. Sono molti i libri che raccontano storie di sopravvissuti come, per esempio, “Se questo è un uomo" e anche storie narrate postume, come "Il diario di Anne Frank", ma anche molti che rivedono, con gli occhi critici e attenti degli storici, la storia nuda e cruda come "Vittime, carnefici e spettatori" di Raul Hilberg. In questo libro vengono affrontati temi diversi e viene fatta una netta distinzione tra i protagonisti volenti o nolenti della deportazione e del massacro degli ebrei. Tra i carnefici si possono citare, oltre le SS, anche le ditte dei forni crematori che hanno progettato e installato questi ultimi all'interno dei campi, per non parlare delle ferrovie dello Stato che mettevano i treni a disposizione per la gioventù hitleriana o per la deportazione, o ancora i legali che redigevano le leggi o che le correggevano e che pur avendo notato l'inasprirsi del regime verso determinate categorie di persone non hanno opposto resistenza. La ditta di J.A. Topf und Sohne, per esempio, costruiva i forni crematori che all'inizio del 1941 servivano solo per la cremazione dei cadaveri, ma nel 1942 Kurt Prufer andò di persona ad Auschwitz per la costruzione di ben quattro forni crematori che dovevano essere forniti di camere a gas e fu lui stesso, nel corso di colloqui successivi, ad illustrare alle SS vari suggerimenti per migliorare lo sterminio attraverso il gas. Quest'uomo non venne mai incarcerato o processato e continuò a lavorare anche dopo l'ingresso sovietico nella sua città natale. Non era un generale, non caricava gli ebrei come animali sui treni, non mitragliava le persone eppure, anche lui, è stato parte integrante del grande meccanismo ideato da una sola persona, anche lui aveva le mani sporche del sangue di milioni di innocenti. Leggendo questo libro ci si fa un'idea di tutto l'ingranaggio che ruotava attorno ad Hitler e che lo aiutò passo passo nella realizzazione di questo massacro, ma si ha anche un'idea più precisa della crudeltà delle persone che hanno imparato ad odiare gli ebrei, gli omosessuali e i disabili che per loro non erano più persone ma semplicemente spazzatura da eliminare. Il capo indiscusso è Hitler ma non possiamo e non dobbiamo dimenticarci dei burocrati, dei giovani che si sono arruolati, dei vecchi funzionari e delle persone che hanno assimilato e fatto proprio questo odio e che l'hanno manifestato semplicemente dicendo che "era il loro lavoro". Ed è proprio su questa facilità ad abbracciare l’antisemitismo propagandato dal nazismo e a tollerare come se fossero normali le scene e gli atti di violenza nei confronti degli ebrei che si basa il libro di Hannah Arendt, “La banalità del male”. La filosofa tedesca pone l’accento nel suo manoscritto, attraverso la narrazione del processo ad Adolf Eichmann avvenuto nel 1960, sul fatto che il burocrate nazista sostenesse la propria innocenza in quanto non aveva mai materialmente ucciso nessuno, ma che aveva “solamente” coordinato il trasporto degli ebrei verso i campi di concentramento. Non riusciva quindi a capire che il suo lavoro non era la vicenda amministrativa di un funzionario qualsiasi, ma lo sterminio di milioni di persone, condotto fino all'ultimo giorno con rigore. La tesi della Arendt è che Eichmann rappresenta l'emblema di un male banale, ma altrettanto pericoloso: abbandonata la clava o lasciati da parte coltelli, pistole o fucili, il singolo può comunque uccidere con un semplice tratto di penna, che decide il destino di altri individui, sublimando il male in un atto senza conseguenze all’apparenza, ma implacabile e definitivo nella realtà. In questo libro i milioni di morti nei campi di concentramento vengono quindi raffigurati come vittime di un disegno più grande tratteggiato da Hitler, ma portato a compimento, in modo apparentemente neutrale nei mezzi e nei fini da persone comuni: un tema scottante, con risvolti molti attuali, che sottolinea l’importanza delle conseguenze che le azioni di tutti noi possono avere sugli altri, soprattutto sui più deboli.
Inoltre, per ricordare le nostre vittime, quelle morte sul nostro territorio, non solo per mano fascista ma anche per mano tedesca vogliamo ricordare un titolo: "Stragi Naziste in Italia" di Lutz Klinkhammer. Gli eventi raccontati hanno tutti come sfondo la nostra Italia come per esempio l'episodio delle Fosse Ardeatine, il massacro degli ebrei sul lago Maggiore, alcuni degli eccidi più orrendi sulle Alpi Apuane come la strage del Monte Sole meglio nota come la strage di Marzabotto. Il 29 settembre 1944 quattro reparti delle truppe naziste rastrellarono una vasta zona di montagna alla ricerca dei partigiani della Stella Rossa, che erano nascosti nei boschi. Nella frazione di Casaglia di Monte Sole le donne, i bambini e i vecchi rimasti nel paese si rifugiarono nella chiesa di Santa Maria Assunta. I tedeschi entrarono nella chiesa e uccisero il sacerdote della canonica don Ubaldo Marchioni e tre anziani. Le persone rimaste vennero raccolte nel cimitero e mitragliate senza remore, il bilancio fu di 195 vittime tra i quali 50 bambini. Da quel momento in avanti nulla venne più risparmiato, ogni casolare, ogni proprietà ogni chiesa venne bruciata e ogni persona uccisa. I nazisti erano soliti radunare le persone fuori dalle loro case dove li facevano aspettare delle ore con vane promesse di risparmiare loro la vita, salvo poi mitragliarli semplicemente per noia. Tanti sono i luoghi che raccontano storie analoghe: a Sant'Anna di Stazzema il 12 agosto 1944 la popolazione fu rinchiusa all'interno della chiesa di cui vennero sprangate le porte. I nazisti fecero un piccolo varco tra le assi di legno e diedero fuoco alla chiesa: chi provava a scappare moriva fucilato, la scelta era tra la mitragliatrice o le fiamme. I corpi non vennero mai identificati tutti perché molti di essi bruciarono all'interno della chiesa, il numero per ora confermato è di 391 vittime.
Il bilancio delle vittime civili di quel periodo è di oltre 1800 morti.
Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.
Primo Levi
Per non dimenticare.
Annie, Becky, Holly, Kait e Roxy
Ragazze avete fatto un lavoro straordinario! Mi piacerebbe leggere "Vittime, carnefici e spettatori", ma tutti i titoli citati sono degni di nota.
RispondiEliminaStupendo il pezzo finale, grazie di cuore.
Per non dimenticare,
Annie
Ottimo lavoro con questo post, molto bello.
RispondiEliminaBravissime! E' importantissimo NON DIMENTICARE!
RispondiEliminaHo cattura il vostro banner! ;) Se volete il mio passate a trovarmi! Baciotti!
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